Il Washington Post non sosterrà, per la prima volta dopo 36 anni, alcun candidato per le elezioni presidenziali americane, segnando un ritorno alle origini della testata. Il CEO della testata, William Lewis, ha spiegato che la scelta non va interpretata come un tacito appoggio né come una mancanza di assunzione di responsabilità, bensì come una dichiarazione di indipendenza e credibilità giornalistica.
La decisione ha scatenato forti reazioni. Marty Baron, ex direttore del Post, ha accusato il giornale di vigliaccheria, avvertendo che ciò potrebbe incoraggiare l’ex presidente Donald Trump a intimidire ulteriormente il proprietario del giornale, Jeff Bezos, già al centro di tensioni con il tycoon.
Le conseguenze
La presa di posizione ha visto una prima conseguenza interna: Robert Kagan, uno dei giornalisti di punta della testata, si è dimesso venerdì in segno di protesta. A complicare la situazione, nelle 24 ore successive all’annuncio, circa 2.000 abbonati hanno annullato il loro abbonamento secondo fonti interne. Bezos, fondatore di Amazon e proprietario di Blue Origin, società spaziale fortemente legata a contratti governativi, non ha commentato ufficialmente, lasciando spazio ad una dichiarazione di Kathy Baird, responsabile della comunicazione della testata: “Si tratta di una decisione del Washington Post”.
Una resa a Trump?
Critici ed ex colleghi di Bezos interpretano la mossa come una resa a Trump, ricordando i contrasti avuti durante la presidenza di quest’ultimo. Nel 2019, Amazon aveva accusato l’amministrazione Trump di interferenze nell’assegnazione di un contratto di difesa da 10 miliardi di dollari, poi vinto da Microsoft, in quello che Bezos considerava un esempio di “pressioni politiche esplicite” da parte dell’allora presidente.
I precedenti
Questo cambio di rotta non è isolato. Pochi giorni fa, Patrick Soon-Shiong, proprietario del Los Angeles Times, ha bloccato un endorsement pubblico alla vicepresidente Kamala Harris, spingendo alle dimissioni Mariel Garza, direttrice degli editoriali.
Sempre questa settimana, dall’altro lato, è arrivato l’endorsement a Trump da parte del New York Post, testata di proprietà di Rupert Murdoch.