Sabato 12 ottobre l’Università Cattolica del Sacro Cuore inaugura una mostra per celebrare gli 850 anni dalla conversione di Valdo di Lione, figura centrale nella nascita del movimento valdese. Intitolata “Valdo e i valdesi tra storia e mito”, l’esposizione offre uno sguardo sulla costruzione della storia valdese nel corso dei secoli, esaminando come la figura di Valdo sia stata interpretata e reinterpretata dal Medioevo ai giorni nostri.
La conferenza di inaugurazione
Una conferenza di inaugurazione sabato 12 alle ore 10 introdurrà ai contenuti della mostra grazie agli interventi di Bruna Peyrot (Presidente Fondazione Centro culturale valdese), Davide Rosso (Direttore Fondazione Centro culturale valdese), Marco Rizzi (Università Cattolica), Marco Giuseppe Rainini (Università Cattolica), Grado G. Merlo (Università degli Studi di Milano), Gian Paolo Romagnani (Università di Verona; Società di studi valdesi), Marco Fratini e Samuele Tourn Boncoeur (Curatori della mostra Valdo e i valdesi tra storia e mito, Fondazione Centro culturale valdese).
Dalle 11.30 seguiranno visite guidate alla mostra che sarà aperta da lunedì a venerdì dalle 9 alle 18 e sabato dalle 9 alle 13. Sabato 12 all’apertura straordinaria sarà fino alle ore 18.
La mostra “Valdo e i valdesi tra storia e mito”
A cura della Fondazione Centro Culturale Valdese Torre Pellice, l’esposizione, curata in particolare da Marco Fratini e Samuele Tourn Boncoeur, propone due sezioni. La prima, intitolata Valdo di Lione: “eretico” e “nuovo apostolo”, fornisce un profilo di Valdo nella Lione del XII secolo attraverso le poche notizie storiche disponibili, raccontate dalle voci dei testimoni dell’epoca, principalmente di carattere inquisitoriale.
Nella seconda sezione, intitolata Valdo dopo Valdo: la costruzione di una storia si ripercorre un viaggio di otto secoli alla ricerca delle interpretazioni delle origini valdesi, tema che appassionò centinaia di autori (prevalentemente teologi e uomini di chiesa, di ogni nazione e lingua) incontrando una molteplicità di voci in cui Valdo, inaspettatamente, non sempre è il protagonista.
La storia di Valdo e dei valdesi
A partire dal XIII secolo due opposte visioni si imposero: dopo la morte di Valdo gli avversari ne evidenziarono il ruolo di fondatore di un’eresia recente con lo scopo di screditare il movimento ancora esistente; dall’altro lato, i valdesi, nel richiamarsi all’eredità apostolica, tesero progressivamente a sfumare l’importanza del loro predecessore, fino a dimenticarne l’esistenza per quasi tre secoli.
Con lo sviluppo della Riforma del XVI secolo i protestanti (luterani, anglicani, calvinisti e puritani) fecero ricorso ai valdesi e al suo fondatore per legittimare la propria antichità da opporre alla successione apostolica della Chiesa di Roma. Da qui derivò un’ampia produzione di opere storiche – pubblicate in varie lingue e molti paesi – schierate su fronti contrapposti. Seguendo questa tendenza, presto anche i valdesi sentirono la necessità di costruire un’immagine del proprio passato: in questo processo, Valdo assunse varie funzioni e sfaccettature.
Soltanto alla fine dell’Ottocento un approccio scientifico ai documenti restituì a Valdo una centralità rispetto alle origini del movimento, facendo cadere i miti elaborati nei secoli precedenti e aprendo la strada a una successiva riflessione sulla sua scelta e il suo messaggio.