(nella foto Andrea Prete, Presidente di Unioncamere)
Che l’Intelligenza Artificiale sia destinata a modificare le nostre vite e a caratterizzare il lavoro del futuro è una certezza, ma occorre formare in maniera adeguata esperti del settore per favorirne l’uso da parte delle imprese, perché ad oggi solo una su 10 loa utlizza. A lanciare l’allarme AI è stato oggi il Presidente di Unioncamere Andrea Prete, intervenuto al Festival del Cambiamento organizzato dalla Camera di commercio della Venezia Giulia a Trieste.
“Sul digitale – ha ricordato Prete – delle imprese italiane hanno fatto passi da gigante, ma solo il 10% utilizza l’Intelligenza artificiale, mentre il 15% intende investire in questa tecnologia nei prossimi tre anni. Lo mostrano i dati sui 40mila test di autodiagnosi della maturità digitale, realizzati attraverso i Punti impresa digitale delle Camere di commercio. Resta però un problema: quello delle competenze dei lavoratori. Richieste lo scorso anno a più di 6 assunti su 10, sono considerate difficili da trovare nel 45,6% dei casi”.
“Per il sistema Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro – ha proseguito Prete – oltre 2 milioni di assunzioni, pari al 37,1% del totale sono previste per figure professionali in possesso di competenze 4.0 -gestione di soluzioni innovative con tecnologie digitali robotiche, big analytics, internet of things ecc. Permane un’elevata difficoltà di reperimento che supera il 45% per tutte le tipologie di competenza digitale richiesta”.
Ma oltre a rilanciare l’istruzione tecnica, per Prete “occorre affrontare la denatalità non risolvibile nel breve periodo”. Intanto, però, “si può agire favorendo una immigrazione regolata che non dimentichi gli italiani di seconda o terza generazione nati e cresciuti all’estero o i ‘cervelli’ fuggiti all’estero perché non trovavano opportunità soddisfacenti in Italia”, ha concluso.