
Se un giorno una macchina della verità virtuale fosse in grado di dire se i politici che muovono i mercati finanziari stanno dicendo la verità?
A volte capita che la realtà superi la fantasia ed è proprio questo uno dei casi raccontati in un recente articolo, The Emotions of Monetary Policy, disponibile su Research Gate. e preso in esame dal Financial Times.
Gli analisti Mamadou-Lamine Barry, Brenton Bruns, Sinem Kandemir, Jens Klose, Victor Smirnov e Peter Tillmann hanno studiato la comunicazione non verbale dei presidenti della Banca centrale europea dopo conferenze stampa pungenti.
Ecco che cosa è emerso dalla loro ricerca che sfrutta l’AI per smascherare il “non detto”, restituendo una sorta di macchina della verità.
I risultati della ricerca
I protagonisti della ricerca sono stati Mario Draghi e Christine Lagarde, “catturati” dopo alcune conferenze stampa alla Bce.
Attraverso elaborati meccanismi di machine learning e apprendimento automatico, i ricercatori hanno studiato le espressioni facciali – ma non solo – dell’ex presidente e dell’attuale head della Bce.
Con una serie di algoritmi, i sei studiosi hanno trasformato la mimica, il tono di voce e il contenuto del parlato in dati.
Poi, questi dati sono stati confrontati con i movimenti del mercato finanziario durante e dopo le conferenze stampa oggetto dell’analisi.
Dalla ricerca è emerso che, secondo gli analisti, le informazioni non verbali raccolte – compresi sorrisi e smorfie – muovono l’andamento dei capitali.
In particolare, spiegano i ricercatori nel rapporto, la natura e l’intensità delle emozioni differiscono tra il presidente Draghi e la presidente Lagarde e le espressioni facciali studiate durante la conferenza stampa sono correlate all’andamento dei mercati.
Inoltre, i movimenti e il tono di voce adottato possono amplificare il messaggio politico.

Christine Lagarde. Fonte: European Union, Vincent Van Doornick.
Se diventasse realtà
Se, chiaramente, una correlazione certa tra mimica facciale, tono di voce, parole usate dai presidenti e il movimento del mercato finanziario non c’è, questa ricerca è, indubbiamente, interessante per capire fin dove si può spingere oggi l’intelligenza che definiamo “artificiale”.
Gli algoritmi potrebbero decodificare le informazioni non verbali meglio di quanto gli osservatori facessero in precedenza.
E chissà come reagirebbero i grandi capi delle istituzioni se sapessero che le proprie espressioni vengono analizzate da una macchina che svela se stanno dicendo il vero o il falso.
Forse si controllerebbero, per assicurarsi di avere l’effetto desiderato sui mercati finanziari che desiderano, oppure proverebbero a casa i discorsi prima di pronunciarli in pubblico e li farebbero analizzare a propri algoritmi creati per replicare il modello studiato dai sei analisti.
O ancora, potrebbero sviluppare “in proprio” una guida istantanea virtuale – tipo auricolare – che gli suggerisca di sorridere più o meno, oppure tenere un tono più serio, e così via.
Insomma, questo scenario apre a un’ampia possibilità di mettere in piedi alcuni “trucchetti” per ovviare alla verità.
Resta da capire se questi algoritmi abbiano davvero ragione.
Perchè se non ce l’avessero, si può immaginare quale potrebbe essere il risultato: aumenti di capitale dove non dovrebbero esserci, rendimenti inaspettati o inflazione non giustificata.
Insomma, un grande caos. E allora questa intelligenza artificiale servirà davvero a migliorarci?