1. I CEO rompono il silenzio sulla politica
Le aziende sono tornate a fare attivismo politico? Sì, ma la situazione è diversa. Dopo l’attentato all’ex presidente Donald Trump, la risposta dei più importanti leader aziendali non si è fatta attendere. Se fino a quel momento le compagnie americane erano rimaste in silenzio sull’attuale campagna presidenziale, dopo la sparatoria dello scorso sabato i CEO di Apple, Google e Microsoft hanno subito condannato la violenza sui loro profili social. A seguire, anche i CEO di Amazon, Meta, OpenAI, Airbnb, Intel e Dell hanno espresso sentimenti simili, e domenica si sono uniti a loro anche i dirigenti di Pfizer, GM, Ford e Accenture.
Questo momento è del tutto particolare rispetto alle questioni che hanno caratterizzato la campagna elettorale fino ad ora, ed è fondamentale che tutti i leader prendano una posizione chiara condannando la violenza. È anche una mossa strategica intelligente, poiché pur non schierandosi direttamente, le aziende possono essere viste come presenti in questa situazione cruciale e possono sperare di mantenere un rapporto con il governo. Anche in quest’ottica, il tempismo si è rivelato fondamentale, permettendo di condannare l’attentato prima che la conversazione si intensificasse e sfociasse in derive politiche.
Nonostante condannare la violenza politica non sia una dichiarazione politica esplicita, rappresenta un cambiamento importante nel dibattito politico all’interno delle aziende. Ciò significa che aumenteranno le discussioni politiche sui luoghi di lavoro e che le aziende dovranno gestire queste conversazioni e l’attivismo internamente.
I dipendenti e l’opinione pubblica continuano a guardare alla leadership aziendale per orientarsi in tempi di crisi. Secondo l’ultimo Edelman Trust Barometer, dal 2021 le aziende sono considerate l’istituzione più affidabile e l’80% delle persone si aspetta che i CEO si esprimano su questioni sociali. In questo contesto, non si tratta di gestire u...
