Twitter, ribattezzato X, è ed è sempre stato al centro dell’arena politica e mediatica. Nonostante le critiche e il malcontento iniziale dovuto all’acquisizione di Elon Musk alla fine del 2022, l’élite politica non ha trovato una valida alternativa, consolidando la piattaforma come un irrinunciabile punto di riferimento.
Tra mancanza di alternative, diffidenza e rassegnazione, gli utenti concordano che quando si tratta di politica, X rimane la piattaforma principale.
La pubblicità su X
Dall’arrivo di Musk, X ha visto anche un cambiamento nelle dinamiche pubblicitarie. Secondo il Washington Post, i candidati democratici hanno speso oltre un milione di dollari in pubblicità sulla piattaforma l’anno scorso, approfittando dei costi ridotti e di un migliore ritorno sull’investimento a seguito del calo degli interessi commerciali non politici. Fattore che suggerisce una strategia focalizzata su un pubblico molto impegnato in politica, spesso bersaglio di campagne volte all’ampliamento delle liste di donatori.
E le testate giornalistiche?
Parallelamente, molte testate giornalistiche hanno adottato una “velata” strategia per aumentare la visibilità dei propri contenuti, pagando per servizi che promettono una maggiore portata degli articoli pur mantenendo nascosta la spunta blu, per evitare di rivelare il loro coinvolgimento diretto sulla piattaforma.
Nonostante il declino del valore economico di X e una percezione generale di una minore attività pubblicitaria e di utenza attiva, la piattaforma resta quindi un barometro irrinunciabile dell’opinione pubblica e della politica. Anche le alternative come Threads o Mastodon non sono riuscite a sostituire completamente X, con Meta che mostra scarso interesse per la politica.
Il recente episodio in cui i democratici si sono mobilitati su X per difendere il presidente Joe Biden da un articolo molto critico del Wall Street Journal, è emblematico di come la piattaforma oggi non conosca rivali su questi temi.
Si tratta di una vittoria per Elon Musk?
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