In un clima politico sempre più polarizzato, il dilemma di TikTok si staglia all’orizzonte per i democratici in vista delle elezioni americane del 2024. Da un lato l’app dei video brevi conta 170 milioni di utenti negli Stati Uniti e, secondo il Pew Research Center, è la principale fonte di notizie per gli americani, superando Google come principale motore di ricerca per gli utenti della Generazione Z. Dall’altro lato, le sue radici cinesi e le preoccupazioni per la sicurezza nazionale sollevano questioni impegnative per i legislatori. Con la Camera dei rappresentanti che si muove decisa verso restrizioni severe, molti democratici si trovano a dover bilanciare l’efficacia dell’app nel raggiungere l’elettorato più giovane con la necessità di presentarsi come difensori della sicurezza nazionale.
Più di una dozzina di parlamentari democratici, nonostante abbiano votato a favore di limitazioni all’app, mantengono attivi i loro account su TikTok. Questa situazione si riflette anche nella strategia della campagna di rielezione del presidente Joe Biden, che pur promettendo di firmare eventuali provvedimenti contro l’app, ne fa uso per comunicare con gli elettori.
Questa dicotomia sottolinea la complessità di navigare nel moderno panorama dei social media, dove TikTok si distingue sempre più come strumento di engagement politico. Secondo esperti e strategist, nonostante le sfide, la presenza su TikTok rimane essenziale per connettersi con un segmento demografico chiave, particolarmente rappresentato dalla Generazione Z, che sempre più spesso si rivolge a TikTok per informazioni e intrattenimento.
Mentre alcuni democratici esprimono la volontà di regolare l’app senza necessariamente bandirla, il dibattito si intensifica sul valore di TikTok come piattaforma di comunicazione politica rispetto ai suoi rischi per la sicurezza. Le campagne di molti politici difendono l’utilizzo dell’app sottolineando l’importanza di raggiungere gli elettori là dove si trovano, pur adottando misure di sicurezza avanzate per mitigare eventuali rischi.
Dall’altro lato, la maggior parte delle campagne repubblicane evita TikTok a causa delle sue associazioni con la Cina, anche se Trump, che nel 2020 fu il primo a parlare di divieto dell’app, recentemente ha dichiarato: “Senza TikTok si rischia di far diventare Facebook più grande, e io considero Facebook un nemico del popolo”. Dichiarazione legata, probabilmente, alla visita a Mar-a-Lago di Jeff Yass, miliardario conservatore che detiene il 15% di ByteDance, società madre di TikTok, e che avrebbe minacciato un taglio dei fondi in caso di sostegno alla legge contro TikTok.
OPINIONE
Il 2024 si si sta rivelando il primo vero anno delle elezioni degli influencer. Mentre il dibattito su TikTok si svolge sullo sfondo delle imminenti elezioni, la questione rimane emblematica per la sfida che i politici affrontano nell’era digitale: come equilibrare efficacemente la sicurezza nazionale con la necessità di comunicare in modi che risuonino con gli elettori più giovani. La risposta a questo dilemma influenzerà non solo le strategie elettorali future ma anche il dialogo più ampio su privacy, sicurezza e il ruolo dei social media nella società contemporanea.
Difficilmente l’amministrazione Biden porrà un divieto assoluto all’app maggiormente usata da quell’elettorato che è stato fondamentale nelle elezioni di midterm e che lo sarà anche in quelle di fine anno.
Va inoltre sottolineato che uno dei principali obiettivi della campagna elettorale dell’inquilino della Casa Bianca consiste nel conoscere l’ecosistema dell’informazione digitale. Da quando è entrato in carica, Biden ha regolarmente avuto contatti con la sua ampia rete di influencer politici, concedendo interviste a Substacker e YouTuber.
Ma siamo in un momento storico in cui risulta difficile fare previsioni. Motivo per cui gli strateghi dei democratici stanno già preparando un piano B qualora il Congresso approvasse il disegno di legge per vietare TikTok.