C’è chi usa TikTok per informarsi, ragazze e ragazzi. C’è chi lo utilizza per divertirsi, i loro genitori. Non è vero, quindi, che su quel social le testate tradizionali non abbiano la loro ragion d’essere. Piuttosto, devono smettere di essere tradizionali. E, in effetti, è quello che alcuni giornali ed emittenti stanno facendo.
Su TikTok, il profilo della singola persona può valere quasi quanto quello dell’organizzazione per cui lavora, in termini di seguito, visualizzazioni e interazioni – mettendo in discussione la tradizionale equazione per cui, in passato, la credibilità del giornalista dipendeva dal blasone della testata per cui lavorava.
In questa situazione, per le testate è fondamentale sapersi affidare a professionisti con due caratteristiche. Primo, che sappiano sfruttare i social – il social, in questo caso – per creare qualcosa di diverso, di nuovo. Secondo, che siano veri giornalisti, non comunicatori prestati all’informazione.
Niente di rivoluzionario, ma neanche così semplice. In ogni caso, premesse necessarie per garantire l’alto livello delle redazioni – intere o di singole divisioni – di alcune grandi testate statunitensi, in un contesto delicato come quello di TikTok, ormai un crocevia per l’informazione degli under 30 americani.
I dati sembrano confermarlo. Una ricerca pubblicata lo scorso agosto dal Pew Research Center segnala che per il 48% degli iscritti fra i 18 e i 29 anni, l’utilizzo di TikTok è legato in modo principale o secondario alla possibilità di seguire gli aggiornamenti politici. Questa motivazione è citata dal 36% degli statunitensi con età compresa fra i 30 e 49 anni, per poi abbassarsi al 22% per gli utenti dai 50 ai 64 anni.
Dinamiche simili si ritrovano quando si restringe il campo a chi si informa regolarmente su TikTok negli Stati Uniti. Lo stesso centro di ricerca statunitense in un altro studio diffuso a settembre rileva che questo è il caso per il 39% delle persone al di sotto dei 30 anni, il 19% degli individui tra i 30 e i 49 anni e il 9% degli adulti tra i 50 e i 64 anni.
Un giornalista per cambiare
Il primo caso da citare è quello del capo corrispondente per gli esteri di Fox News, Trey Yingst.
Giornalista di 31 anni, Yingst ha iniziato la sua carriera nel 2016, mentre era ancora studente alla American University. Insieme al suo compagno di studi e futuro collega Ford Fischer, ha fondato il sito News2Share, iniziando a fare reportage da zone di guerra, fra cui Gaza, l’Ucraina e il Ruanda.
Yingst è passato a Fox News nel 2018 e ha fatto la sua fortuna combinando le doti da reporter di guerra con la capacità di personalizzare i suoi contenuti per ogni piattaforma – oltre a una discreta dose di autocelebrazione.
Oggi, su TikTok è seguito da 850mila di utenti, la pagina di Fox News da 1,8 milioni.
Come descritto da Forbes, uno dei marchi di fabbrica di Yingst sono i video selfie pubblicati su TikTok – dove nella sua bio compare il suo ruolo di Chief Foreign Correspondent, ma non il nome della testata per cui lavora.
Con la fotocamera del telefono puntata su di sé mentre è in automobile con i talebani, durante le operazioni dell’esercito israeliano in Libano o nelle aree di guerra in Ucraina, il corrispondente di Fox News porta il giornalismo di guerra a un pubblico meno abituato.
Un’altra sua tecnica è l’utilizzo di video grezzi, non modificati – soprattutto su Instagram – durante i momenti più critici dei conflitti, come il lancio di missili o gli effetti dei bombardamenti. Su X, invece, Yingst pubblica anche aggiornamenti in tempo reale sfruttando il grassetto e il corsivo in quella che, scrive Forbes, diventa una sorta di newsletter continua sugli sviluppi degli eventi.
In più, attraverso un’altra pagina, Experience Humans, Yingst condivide sui social le foto più significative dei luoghi in cui sta lavorando.
Nonostante la forte personalizzazione dei prodotti, il corrispondente di Fox News ha sottolineato quanto l’etica sia “della massima importanza”. Soprattutto nelle aree di guerra, dove “accade che le persone vengono uccise o ferite davanti a te e devi tenerne conto mentre riporti la notizia”.
Sotto questo aspetto, è il giornalismo dei social media a doversi adattare agli standard del reportage televisivo.
@treyyingst Along the front lines. This video was taken eight months after the war began. #Russia #Ukraine #News
I volti degli altri
Che servano le personalità forti per crescere su TikTok lo hanno capito tutte le grandi testate americane.
In un suo approfondimento, il Wall Street Journal ricorda quanto le spiegazioni del giornalista Steve Kornacki sui risultati delle elezioni dello scorso novembre abbiano aiutato la Nbc a essere tra i dieci profili TikTok più visitati negli Stati Uniti a ottobre e novembre.
Nello stesso periodo, Msnbc è stato il terzo canale più visitato, dietro ai profili di Trump e del Daily Mail e prima di Fox News.
“Se vuoi raggiungere i giovani, non devi per forza essere una versione di Joe Rogan”, ha detto Chris Berend, responsabile del digitale del gruppo NbcUniversal News.
Secondo Berend, Nbc è infatti riuscita a intercettare milioni di persone grazie ai punti di vista originali dei suoi migliori giornalisti. “L’errore è pensare che tutto quello che fai per la televisione possa andare su TikTok”.
Un’altra emittente che sta puntando sui propri giornalisti per guadagnare seguito sulla piattaforma cinese è la Cbs. In questo caso, il Wsj fa l’esempio del corrispondente estero Ramy Inocencio, che, in un video visto da 3,3 milioni di persone, ha raccontato gli sviluppi sulla breve legge marziale in Corea del Sud dall’aeroporto di Heathrow a Londra e in volo per Seoul.
Tra i quotidiani, il Washington Post, con i contenuti di Dave Jorgenson, pubblica i video più originali e riconoscibili. Il New York Times, invece, più che su un singolo volto, utilizza diversi giornalisti della sua redazione e punta sulle immagini di qualità.
Anche se non esiste la formula perfetta, poter contare su giornalisti in grado di portare il pubblico dentro le notizie può fare la differenza su una piattaforma come TikTok.
Il modo in cui le emittenti e i giornali statunitensi crescono su questo social, nonostante il suo destino incerto nel Paese, potrebbe quindi essere una strada da seguire anche per le testate italiane.
In alcuni casi, questo già succede. Uno su tutti quello della giornalista Chiara Piotto, corrispondente dalla Francia per SkyTg24, che la scorsa estate ha raccontato le Olimpiadi dall’interno, con video visti da centinaia di migliaia di persone. Naturalmente su TikTok.