Il ritiro di Joe Biden dalla corsa elettorale del 2024 mi ha fatto riflettere sulla differenza nel trattamento che i media hanno riservato ai due candidati. Al centro della riflessione il ruolo che i media tradizionali hanno ancora oggi nel modellare la percezione pubblica.
La decisione di Biden arriva dopo un periodo molto critico nei suoi confronti, innescato dalla sua performance considerata insoddisfacente (per essere buoni) durante l’ultimo dibattito televisivo sulla CNN. Diversamente da Trump, che ha spesso beneficiato della copertura favorevole di reti come Fox News e di un sostegno incondizionato da parte dei media conservatori, Biden ha affrontato innumerevoli e pesanti critiche da parte di testate anche tradizionalmente più neutrali o progressiste.
Il New York Times e il New Yorker, rispettivamente attraverso il proprio comitato editoriale e il direttore David Remnick, hanno espressamente suggerito a Biden di considerare un passo indietro. Anche la CNN e MSNBC, quest’ultima nota per le sue inclinazioni progressiste, hanno amplificato le preoccupazioni riguardo la capacità di Biden di sostenere una campagna elettorale impegnativa e di contrastare efficacemente Trump. Una dimostrazione del fatto che, nonostante le accuse di parzialità, i media progressisti non hanno risparmiato il presidente americano, sottolineando la loro indipendenza e il loro impegno etico.
Rachel Maddow di MSNBC ha riconosciuto quanto la copertura di questa fase critica sia stata difficile per gli spettatori, molti dei quali avrebbero preferito non ascoltare critiche verso Biden. La famosa conduttrice ha sottolineato che il dibattito sui problemi dell’inquilino della Casa Bianca è stato condotto in “buona fede”, mostrando un impegno dei media a mantenere l’integrità giornalistica anche quando scomoda. Tra i principali media di sinistra, il Washington Post è forse l’unico ad avere ancora le idee poco chiare.
La differenza con la copertura mediatica riservata a Trump è netta. Nonostante numerosi scandali, due impeachment, l’attacco del 6 gennaio e una condanna per 34 capi d’accusa, i media amici del movimento MAGA (Make America Great Again) hanno continuato a difenderlo, spesso ignorando le evidenze o distorcendo la realtà a suo favore.
Il ritiro di Biden non è solo il risultato di un calcolo politico personale ma riflette anche l’attuale ed enorme potere dei media tradizionali di influenzare la politica, dimostrando che non possono essere semplicemente visti come strumenti di propaganda o dei mezzi di comunicazione insignificanti di fronte alle piatteforme social.
Non ne avremo mai la certezza ma, se i media di sinistra non si fossero accaniti contro il presidente, forse non avrebbe sentito il bisogno di ritirare la sua candidatura per un secondo mandato.
Nota per i lettori: ho esitato circa 30 minuti prima di inserire il punto interrogativo nel titolo.
A proposito di media tradizionali
In un momento storico che molti ritengono dominato dai social media, vorrei farvi notare come oltre 50 milioni di americani abbiano dimenticato circa 3 anni e mezzo di presidenza Biden a seguito di un singolo evento televisivo, nello specifico il dibattito alla CNN.
Certamente l’inarrestabile avanzata delle piattaforme social ha fatto la sua parte, probabilmente un presidente nell’era pre-social avrebbe potuto limitare le conseguenze di un disastroso confronto televisivo.
Questo per dirvi che la televisione, così come i media tradizionali in generale, fanno parte del mondo reale. Sono il luogo in cui i politici ispirano, convincono, creano un’identità, creano connessioni, catturano l’attenzione, costruiscono il seguito e, sì, vincono le elezioni.