I podcast li fanno tutti. Se ancora manca all’appello qualche cantante, presentatore, atleta o ex-politico che non ne ha aperto uno, ricontrollate domani. Probabilmente qualche spezzone – short – sarà già su YouTube.
Dopotutto, i podcast ormai da anni sono così, nascono per essere guardati. Ed è sfruttando questa caratteristica che YouTube ha superato Spotify come prima piattaforma più utilizzata proprio per questo tipo di contenuti.
Poi forse lo vedo su Spotify
A fare esempi vengono prima in mente gli americani, probabilmente per il peso che hanno nell’informazione politica. A partire da Joe Rogan – che nel 2020 si è spostato su Spotify chiedendogli di aggiungere il video. Ma i podcast da vedere sono ben presenti anche in Italia, basta pensare a Tintoria, Passa dal BSMT e tutti gli altri.
La logica del podcast a pezzettini su YouTube, dice il New York Magazine, è mutuata da TikTok. La crescita impressionante del social cinese ha spiazzato i soliti noti, che si sono affrettati a copiare il formato dei video brevi e inserirli nei loro algoritmi, con YouTube che ha lanciato un sistema di monetizzazione per gli short dei creator più famosi.
In breve tempo, il nuovo formato ha investito tutti i tipi di contenuti, compresi i podcast. E, per loro come per altri autori, è diventato il più importante strumento di marketing. Con una conseguenza naturale: YouTube è diventato il mezzo più efficace in un contesto simile.
Non a caso, Edison Research ha confermato lo scorso ottobre che il 31% degli ascoltatori settimanali di podcast dai 13 anni in su sceglie YouTube, prima di Spotify, con il 27%, e Apple Podcasts, al 15%. Per recuperare, l’app svedese inizierà a utilizzare un nuovo piano, simile a quello di YouTube, per consentire ai podcast più popolari che pubblicheranno video sulla piattaforma di guadagnarci.
I podcast si adattano
Gli effetti del cambiamento coinvolgono pubblico e autori. Secondo Edison Research l’84% della generazione Z, nati cioè tra la seconda metà degli anni ’90 e il 2010 circa, che ascoltano podcast lo fa scegliendo una versione che contenga anche il video.
Di conseguenza, i podcast si spostano. La già citata Tintoria degli standup comedian Daniele Tinti e Stefano Rapone viene registrata ogni settimana dal vivo. E, di tanto in tanto, sono loro stessi a spostare l’attenzione sull’aspetto visivo dei podcast – parlando dei sublimi calzini di Rapone o interagendo con le persone in sala.
Un altro esempio è il podcast Breaking Italy Night di Alessandro Masala, il creatore del programma di informazione Breaking Italy. Le interviste di Breaking Italy Night sono registrate in teatro a Milano e seguite soprattutto su YouTube.
Forse, però, l’esempio nostrano più lampante di come il cambiamento dal sentire al vedere abbia coinvolto il nuovo pubblico resta La Zanzara. Ormai, i più giovani ascoltano, pardon vedono, gli spezzoni su Instagram o le puntate complete su YouTube del programma di Giuseppe Cruciani e David Parenzo. Vogliono ancora ridere, ma di certo non hanno la radio accesa al casello di Carisio.