Navigando su TikTok, sta diventano sempre più comune imbattersi in video di persone più adulte, probabilmente boomer (persone di 60-78 anni), che utilizzano espressioni tipiche della Generazione Z (12-27 anni): “slay“, “no cap“, “It’s giving literate“. Questi video, ormai quasi 4.000, stanno riscuotendo un enorme successo con milioni di visualizzazioni. La giornalista di WIRED Angela Watercutter si chiede se questo fenomeno stia prendendo in giro la generazione più anziana che usa termini fuori contesto, o se invece stia ridicolizzando la Generazione Z, il cui linguaggio viene banalizzato.
L’origine del linguaggio della Gen Z
A un’analisi più approfondita, si nota che molti dei termini usati dalla GenZ esistono in realtà da decenni, come “slay“, “it’s giving“, “serving” che provengono dalla cultura black e latina. Watercutter si chiede se l’utilizzo spropositato dei modi di dire della GenZ nei video “When Gen-Z Write the Marketing Script” non metta fine al linguaggio della GenZ.
OK boomer
La giornalista osserva che la presa in giro tra generazioni è sempre esistita, soprattutto nel contesto digitale. Ricorda come nel 2019 il meme “OK boomer” sia stato interpretato da molti come la fine delle relazioni amichevoli tra generazioni, segnando il momento in cui la Generazione Z, stanca di essere sminuita dai più anziani, ha iniziato a farsi sentire. Secondo Watercutter, mentre i Millennials, erano già logorati dal burnout e non erano più disposti a entrare in conflitto, la Generazione Z è emersa come il motore culturale di internet, sviluppando un linguaggio e un senso dell’umorismo spesso incomprensibile per le generazioni precedenti.
TikTok non è più solo della GenZ
Ormai tutte le generazioni sono su TikTok, e la GenZ non può più preservare il proprio linguaggio in questa piattaforma diventata mainstream. Per Watercutter, la lingua fiorisce online, ma è sempre online che viene mal interpretata.
Il marketing su TikTok è un paradosso
I boomer e la Generazione X (persone che hanno tra i 44 e i 59 anni) stanno quindi entrando su TikTok, trasformando lo slang della Generazione Z in uno strumento di marketing. Questo crea un paradosso interessante: da un lato, è divertente vedere questo scambio generazionale, dall’altro si scontra con la pretesa dei giovani di essere “cool” e con l’inclinazione anticapitalista della Generazione X.