Nel dibattito globale sulla regolamentazione delle Big Tech, c’è un mantra che si ripete con insistenza: “La regolamentazione soffoca l’innovazione”. Una frase divenuta ormai di uso comune, tanto da spingere i legislatori a giustificare ogni intervento con l’assicurazione di non voler limitare il progresso tecnologico. Tuttavia, scrive Marietje Schaake (ricercatrice presso Stanford University’s Institute for Human Centered Artificial Intelligence and the Cyber Policy Center) sul Financial Times, è arrivato il momento di mettere in discussione questa retorica.
Il 2024 è stato definito come “l’anno della democrazia” per via dell’elevato numero di elezioni in tutto il mondo, ma potrebbe essere altrettanto considerato “l’anno del lobbying”. Mai come ora, gruppi di interesse e colossi tecnologici stanno cercando di influenzare i nuovi leader eletti in Paesi strategici come gli Stati Uniti e l’Unione Europea, incrementando esponenzialmente le spese per attività di lobby e pubbliche relazioni. La posta in gioco è alta: la regolamentazione del settore tecnologico e, in particolare, dell’intelligenza artificiale (AI).
In Europa, il dibattito si concentra sull’AI Act, una normativa che entrerà in vigore il prossimo anno e che ha già sollevato accese discussioni. I critici affermano che norme di questo tipo potrebbero penalizzare lo sviluppo tecnologico, frenando le innovazioni. Ma quanto c’è di vero in questa preoccupazione?
Norme che stimolano l’innovazione
Innanzitutto, è importante considerare che la regolamentazione non è un processo monolitico. Esistono numerosi esempi di norme che, piuttosto che ostacolare, hanno stimolato l’innovazione. Le leggi che mirano a ridurre le emissioni di CO₂, ad esempio, hanno incoraggiato la creazione di tecnologie più sostenibili, dalle auto elettriche agli elettrodomestici a basso consumo energetico. Persino le stesse aziende tecnologiche hanno beneficiato delle normative: la famosa Sezione 230 del Communications Decency Act degli Stati Uniti, che limita la responsabilità delle piattaforme per i contenuti pubblicati dagli utenti, è un chiaro esempio di come la regolamentazione possa sostenere il settore.
Affermare che, sostiene Schaake, le regole ostacolano sempre l’innovazione è quindi una visione riduttiva e, in molti casi, fuorviante. L’innovazione non può essere l’unico parametro di valutazione di una politica pubblica. I governi democratici devono tenere conto di molteplici fattori: la protezione dei diritti fondamentali, la concorrenza leale, la sicurezza nazionale. A volte, queste esigenze possono comportare delle restrizioni che limitano certi sviluppi tecnologici, ma ciò non significa che l’innovazione debba essere prioritaria rispetto a tutto il resto.
È l’innovazione a minacciare la regolamentazione?
Il vero rischio, infatti, potrebbe essere l’opposto: che sia l’innovazione a minacciare la regolamentazione e, in ultima analisi, la democrazia. La disinformazione, diffusa in modo capillare attraverso i social media, sta già erodendo la fiducia nei sistemi elettorali di molti Paesi. L’intelligenza artificiale, con la sua capacità di apprendere e personalizzare i contenuti, sta rendendo sempre più difficile il compito di chi cerca di regolamentare il settore in modo efficace.
Le grandi aziende della Silicon Valley hanno approfittato per anni di un atteggiamento permissivo da parte delle autorità regolatrici, sia negli Stati Uniti che in Europa. Ora, di fronte alla prospettiva di nuove norme, molti di questi colossi cercano di far credere che ogni tentativo di regolamentazione possa minare i benefici che la tecnologia ha portato a miliardi di persone nel mondo. Ma è davvero così?
I legislatori non devono farsi intimidire, prosegue Schaake. La loro missione è quella di proteggere i cittadini, non solo i profitti aziendali. È compito della politica garantire che l’innovazione tecnologica non si sviluppi a scapito della concorrenza, dell’accesso all’informazione e, soprattutto, della democrazia.
Una delle campagne di lobbying più efficaci della storia
Il mantra che la regolamentazione soffoca l’innovazione è forse una delle campagne di lobbying più efficaci della storia. Ma è anche una delle più pericolose. Con la democrazia sotto pressione, soprattutto a causa di tecnologie non adeguatamente controllate, è più che mai urgente che i leader politici resistano a queste narrazioni e pongano al centro del dibattito i diritti dei cittadini e la tenuta delle istituzioni democratiche.
L’innovazione non è un diritto assoluto e, soprattutto, non può essere considerata al di sopra dei principi democratici. Oggi più che mai, conclude Schaake, la regolamentazione tecnologica è necessaria per proteggere la società, e i nuovi leader devono essere pronti a difendere questo principio senza compromessi.