Punti Di Incontro #3 – L’identità della diversità

Di il 04 Giugno, 2024
Giustizia di genere, lavoro tra identità e disuguaglianze: questi i temi della nuova edizione della newsletter in cui approfondiremo le sfide della DE&I dalle aziende alle istituzioni

1. La DE&I sta scomparendo in azienda

Fino all’anno scorso l’acronimo DE&I (diversità, equità e inclusione) compariva in moltissimi documenti aziendali. Ad esempio, la lettera annuale agli azionisti di Eli Lilly solo dodici mesi fa riportava questo acronimo quarantotto volte, quest’anno nessuna. Alla Molson Coors le metriche “people & planet” hanno sostituito gli obiettivi ambientali, sociali e di governance e la DE&I è scomparsa del tutto.

In un contesto di crescenti preoccupazioni legali, sociali e politiche, le aziende stanno evitando di citare le politiche di DE&I. È un netto contrasto con il 2020, quando l’omicidio di George Floyd aveva scatenato un movimento per la giustizia razziale che ha spinto le aziende a raddoppiare le politiche volte ad aumentare le opportunità per i gruppi storicamente discriminati.

A meno di un anno dalla sentenza della Corte Suprema che ha bocciato l’affirmative action nei college e nelle università – una sentenza storica che ha stabilito che le ammissioni basate sulla razza violano il diritto alla parità di trattamento sancito dalla Costituzione – un crescente gruppo di critici sostiene che la diversità, equità e inclusione creino disuguaglianze di per sé. Non solo. Decine di proposte di legge contro la DE&I sono all’esame delle legislature statali negli Stati Uniti e proprio diversità, equità e inclusione sono ormai diventate una questione molto dibattuta nelle elezioni presidenziali di quest’anno.

Questo panorama sta costringendo le aziende – da Amazon a Pfizer, passando per Starbucks – e i consulenti ad adattarsi rapidamente al nuovo contesto. Molte realtà, difatti, stanno rinominando i programmi di diversità rivedendo i team DE&I interni e lavorando a stretto contatto con gli avvocati. Molte aziende, comunque hanno mantenuto i loro programmi in questo senso anche dopo la sentenza della Corte Suprema.

A questo proposito, lo studio legale Littler Mendelson ha condotto una ricerca dalla quale è emerso che il 91% dei 320 dirigenti intervistati ha dichiarato che la sentenza non ha diminuito la loro priorità nei confronti della DE&I. Anzi, il 57% ha dichiarato di aver ampliato le iniziative nell’ultimo anno.

2. La pigrizia di Harvard nel combattere l’antisemitismo

Secondo un rapporto pubblicato dalla Commissione per l’istruzione e il lavoro della Camera, a guida repubblicana, lo scorso autunno l’Università di Harvard è stata lenta a reagire a un’ondata di ostilità contro gli studenti ebrei e ha ignorato le raccomandazioni di un gruppo consultivo creato per affrontare l’aumento dell’antisemitismo. “L’ex presidente Gay e la dirigenza di Harvard hanno sostenuto il gruppo consultivo sull’antisemitismo dell’università solo per fare scena”, ha dichiarato il presidente della commissione, Virginia Foxx.

L’indagine della commissione è iniziata diversi mesi dopo l’attacco del 7 ottobre di Hamas contro Israele, in cui sono stati uccisi circa 1.200 israeliani. Poco dopo l’attacco, l’Harvard Undergraduate Palestine Solidarity Committee ha pubblicato una dichiarazione, sottoscritta da più di trenta organizzazioni...

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