Sabato 24 agosto, Pavel Durov, il fondatore di Telegram, è stato arrestato all’aeroporto di Le Bourget, alle porte di Parigi, scatenando una tempesta politica e mediatica a livello internazionale. L’accusa mossa dalle autorità francesi riguarda la complicità di Telegram in crimini commessi attraverso la piattaforma, ma il caso ha rapidamente assunto una connotazione politica più ampia, con la destra pronta a sfruttare l’episodio per i propri fini.
Le accuse e il dilemma della libertà di espressione
Le accuse contro Durov non riguardano direttamente la censura o la rimozione di contenuti, ma piuttosto la presunta negligenza nell’adozione di misure di sicurezza che avrebbero potuto prevenire l’utilizzo della piattaforma per scopi criminali. Resta ancora da vedere come l’accusa costruirà il suo caso e se questo porterà a un dibattito più ampio sul sottile confine tra la prevenzione del crimine e la censura. Tuttavia, le preoccupazioni su un possibile abuso delle accuse per giustificare forme di censura sono già state sollevate da vari osservatori.
Il supporto della destra a livello globale
L’arresto di Durov ha immediatamente attirato l’attenzione di importanti figure della destra a livello globale. Elon Musk, proprietario di X (ex Twitter), ha sarcasticamente commentato l’accaduto affermando che “nel 2030 in Europa si verrà giustiziati per un like su un meme”, accompagnando il suo commento con l’hashtag #freepavel. Musk, che ha un passato di scontri con la Commissione europea in merito al Digital Services Act e alle normative sulla moderazione dei contenuti, ha colto l’occasione per attaccare l’Europa, sebbene l’arresto sia avvenuto su iniziativa della magistratura francese.
Il fondatore di Tesla ha anche condiviso un estratto di una delle rare interviste di Durov, condotta da Tucker Carlson, ex conduttore di punta di Fox News e sostenitore dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Carlson, noto per le sue critiche all’amministrazione Biden e alle istituzioni europee, ha accusato l’Europa di reprimere la libertà di espressione, dichiarando che “non è stato Putin ad arrestarlo, ma un Paese occidentale”.
La reazione della Russia e il contesto geopolitico
In Russia, il caso è stato immediatamente politicizzato. L’ambasciata russa ha richiesto chiarimenti alle autorità francesi sull’arresto, mentre Dmitry Medvedev, ex presidente e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha commentato ironicamente la situazione, insinuando che Durov avrebbe sottovalutato i problemi che avrebbe potuto incontrare in Occidente. Commenti che suggeriscono che la vicenda potrebbe essere sfruttata dalla propaganda russa per criticare l’Occidente e inserirsi nel dibattito politico internazionale, in particolare in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.
La reazione di Telegram
“Telegram rispetta le leggi dell’Ue, incluso il Digital Services Act: la sua attività di moderazione è conforme agli standard del settore e in continuo miglioramento.️ Il Ceo di Telegram, Pavel Durov, non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa”, ha scritto Telegram su X. “È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Stiamo aspettando una rapida risoluzione di questa situazione”.
Un nuovo fronte nella battaglia sulla libertà di espressione
La vicenda di Pavel Durov rappresenta un nuovo capitolo nella crescente tensione tra le piattaforme digitali, i governi e le normative internazionali sulla libertà di espressione e la sicurezza. Mentre le accuse specifiche contro Durov prendono forma, è chiaro che la situazione è destinata a diventare un simbolo nella più ampia lotta politica e culturale che si sta svolgendo su scala globale. La destra internazionale sembra intenzionata a trasformare Durov in un nuovo “eroe” della libertà di espressione, ma resta da vedere come la magistratura francese e le istituzioni europee gestiranno un caso che potrebbe avere ripercussioni significative ben oltre i confini della Francia.