Otto importanti giornali si uniscono al New York Times nella causa contro OpenAI e Microsoft per violazione del copyright

Di il 01 Maggio, 2024
Una nuova causa legale viene portata avanti da otto giornali del fondo Alden, amplificando il conflitto sulla proprietà intellettuale nell'era dell'intelligenza artificiale

Otto importanti giornali americani controllati dal fondo Alden Global Capital hanno intentato una causa contro OpenAI e Microsoft per violazione del copyright. L’azione legale segue una precedente causa del New York Times e aggiunge peso alle rivendicazioni degli editori che chiedono un equo risarcimento per l’uso dei loro contenuti.

Fino ad ora, il Times era stato l’unico grande giornale ad avviare un’azione legale di questo genere. Altri importanti editori, come il Financial Times, l’Associated Press e Axel Springer, hanno invece preferito stringere accordi con OpenAI, che genereranno milioni di dollari annuali.

La nuova causa è stata presentata a nome di alcuni tra i più importanti giornali regionali nel portfolio di Alden, tra cui il New York Daily News, il Chicago Tribune e il Denver Post. I giornali sono rappresentati dallo stesso studio legale che assiste il New York Times nella sua causa contro OpenAI e Microsoft, e la questione è stata sollevata nello stesso distretto della causa del Times, aumentando la possibilità che i casi vengano trattati dallo stesso giudice.

Punto centrale della denuncia è l’utilizzo da parte dell’azienda di Sam Altman e Microsoft di milioni di articoli protetti da copyright degli editori, senza il loro consenso e senza compensazione, per sviluppare e commercializzare i loro prodotti di intelligenza artificiale, ChatGPT e Copilot. Inoltre, i querelanti sostengono che le due compagnie abbiano omesso informazioni essenziali sui diritti d’autore, come i nomi e i titoli dei giornalisti, quando tali contenuti sono stati utilizzati nelle risposte dei chatbot.

Un ulteriore punto di contesa è il danno alla reputazione causato dalle cosiddette “allucinazioni” dell’intelligenza artificiale, come quando ChatGPT ha erroneamente affermato che il Denver Post avesse pubblicato ricerche che suggerivano il fumo come cura per l’asma.

L’evoluzione di questa battaglia legale potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui le aziende giornalistiche vengono compensate per il loro lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale. Gli editori, che per due decenni hanno tratto i loro principali ricavi dalle pubblicità sui risultati di ricerca, si trovano ora vulnerabili agli strumenti di AI che possono utilizzare i loro contenuti gratuitamente.

OpenAI ha risposto alle denunce affermando che gli episodi di utilizzo non autorizzato sono dovuti a un raro bug che la società sta cercando di eliminare definitivamente. Questa disputa non solo mette alla prova i limiti legali dell’utilizzo dell’AI nel settore editoriale ma potrebbe anche stabilire nuove normative sul diritto d’autore nell’era digitale.

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