Nexi, la società specializzata in pagamenti digitali, ha chiuso il bilancio 2023 con un rosso di un miliardo, dopo avere svalutato avviamento e attività immateriali (l’utile normalizzato è salito del 4,9% a 711 milioni di euro). Ll’Assemblea ha autorizzato un’operazione di buyback da 500 milioni, un modo per cercare di ridare ossigeno al titolo, che da inizio anno ha perso il 25% circa del suo valore ed è ormai ai minimi storici. In realtà se si guarda più indietro la perdita è ancora più pesante, considerato che al 28 aprile 2023 l’azione valeva 7,5 euro e al 30 aprile 2024 5,4 euro.
Ma cosa succede alla PayTech Europea con le capacità nelle soluzioni di pagamento semplici, veloci e sicure, nata dall’unione di Nexi, Nets e Sia, tre dei maggiori player europei nel mercato dei pagamenti, presente in più di 25 Paesi?
La società guidata da Paolo Bertoluzzo sconta una crisi prolungata degli investitori nel settore dei pagamenti, il rallentamento dei consumi e l’incertezza sul taglio dei tassi da parte delle banche centrali.
In questo quadro il buyback rappresenta la soluzione più efficace, per una società che dispone di consistente disponibilità di cassa, per la remunerazione degli azionisti rispetto alla distribuzione di un dividendo; tenuto conto anche del possibile positivo effetto sull’apprezzamento dell’azione da parte del mercato, in una fase di forte pressione sui corsi azionari delle società del settore. Basterà? Il Group Cfo Bernardo Mingrone, che a fine marzo ha acquistato 172mila azioni, ne è convinto.