(Nella foto: Jimmie Åkesson, leader dei Democratici svedesi)
Nonostante la Svezia sia riconosciuta come una delle democrazie più forti del mondo, con alti livelli di fiducia nei media e nelle istituzioni politiche, i giornalisti che si occupano di politica interna devono ora temere per la propria incolumità.
Il mese scorso, ai dipendenti del canale di notizie nazionale svedese, TV4, è stato consigliato di evitare di indossare indumenti o badge identificativi con il logo dell’emittente in pubblico.
Questa circolare è la risposta al numero sempre crescente di minacce pervenute alla testata giornalistica, dopo la messa in onda del programma investigativo Kalla Fakta. L’indagine ha rivelato che i Democratici svedesi di estrema destra, il secondo partito più grande in Svezia, gestiscono una vasta rete di account social anonimi coordinando attacchi contro oppositori politici e media.
La sicurezza dei giornalisti svedesi
Ultimamente i giornali svedesi si sono concentrati sullo smascherare la rete dietro la proliferazione di account falsi che si stanno trasformando in poco tempo in macchine dell’odio. TV4 è andata a fondo alla questione riuscendo ad infiltrarsi sotto copertura nell’Ufficio di comunicazione del partito dei Democratici svedesi. L’inchiesta riguarda proprio l’aver scoperto che almeno 23 account social anonimi appartengono proprio a quell’ufficio, i cui post hanno raggiunto 27 milioni di visualizzazioni in soli tre mesi.
Jimmie Åkesson, leader dei Democratici svedesi, non solo si è rifiutato di scusarsi dopo la messa in onda dell’inchiesta, ma ha anche lanciato un feroce attacco all’emittente, affermando che l’intero report era pura disinformazione; parte di una “gigantesca operazione di propaganda interna da parte dell’establishment liberale di sinistra” con un piano segreto per “demoralizzare” gli elettori di estrema destra prima delle elezioni europee. Nelle interviste successive, Åkesson ha continuato ad avere un linguaggio aggressivo e di sfida nei confronti dei giornalisti che chiedevano informazioni sullo scandalo.
Si tratta quindi di una fase nuova e pericolosa per la democrazia svedese. Lanciando un assalto frontale alla legittimità dei mezzi di informazione, l’estrema destra ha alzato la posta in gioco per la futura stabilità della democrazia svedese.
L’impatto sul lavoro dei giornalisti
L’intimidazione sembra avere un effetto concreto. Un recente studio dell’Unione dei giornalisti svedesi ha rilevato che il 39% dei giornalisti ammette di autocensurarsi per evitare minacce e molestie, specialmente su temi riguardanti razzismo e immigrazione. Un dato allarmante che sottolinea come le pressioni esterne stiano influenzando la libertà di stampa e l’integrità delle notizie.
Le preoccupazioni per la democrazia
Åsa Wikforss, professoressa di filosofia all’Università di Stoccolma e membro dell’Accademia svedese, ha espresso profonde preoccupazioni: “Quando i principali attori della democrazia, giornalisti, ricercatori e politici, tacciono, la democrazia è già nei guai“. Parole che evidenziano il pericolo che queste minacce rappresentano per la salute della democrazia svedese.
Per troppo tempo, le arene digitali non sono state regolamentate e questo ha portato disinformazione e un sentimento crescente di risentimento verso le istituzioni.
La fiducia nelle istituzioni si sta sgretolando
La giornalista e premio Nobel Maria Ressa ha recentemente affrontato la crisi democratica internazionale in un discorso all’Università di Harvard. Ressa non ha solo attribuito la colpa ai despoti e agli aspiranti dittatori dell’estrema destra di tutto il mondo, ma anche alle big tech per aver consentito il dilagare della disinformazione, l’incitamento all’odio e la proliferazione di account falsi, soffocando la verità. “Senza fatti non puoi avere la verità, e senza verità non puoi avere fiducia. Senza questi tre elementi, non abbiamo né Stato di diritto, né democrazia”.
Si tratta di una sfida particolarmente seria per la Svezia, il modello sociale nordico si basa su un’elevata fiducia nelle istituzioni governative, nei media, nel mondo accademico e nella scienza, nonché nelle relazioni interpersonali.
Quando di recente i paesi scandinavi sono stati classificati in cima al World Happiness Report delle Nazioni Unite, il rapporto si riferiva specificamente agli alti livelli di fiducia in questi paesi. Oltre il 60% degli svedesi sostiene ancora che “ci si può fidare della maggior parte delle persone”. Ma per quanto ancora?