Metà degli italiani non si fida dei giornali

Di il 23 Gennaio, 2025
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I risultati della ricerca di Edelman preoccupano per la diffidenza nei confronti delle istituzioni e la giustificazione della violenza da parte dei giovani

Secondo Richard Edelman cinque cause hanno portato al quadro poco rassicurante descritto nella nuova edizione della ricerca della sua azienda, il Trust Barometer.

Ci sono ragioni politiche. In particolare, le promesse – disattese – di un secolo di pace e prosperità che i governi hanno fatto ai cittadini a inizio del nuovo millennio, il crescente senso di ingiustizia e isolazionismo diffuso dal populismo per vincere le elezioni a partire dai primi anni dieci, il nuovo bipolarismo tra Cina e Stati Uniti e il ritorno delle guerre, anche in Europa.

C’è un motivo economico e cioè la crisi finanziaria del 2008, che ha minato la fiducia delle persone nei confronti del sistema bancario e dei mercati.

C’è infine, scrive Edelman, l’evento imprevedibile della pandemia scoppiata nel 2020, che ha provocato sette milioni di morti.

I lockdown, il distanziamento sociale e la vaccinazione obbligatoria sono stati il grimaldello perfetto per diffondere disinformazione e intaccare la già fragile credibilità nei confronti delle istituzioni e dei mezzi di informazione.

Il risultato è un mondo in cui quasi sette persone su dieci sono convinte che il governo, i vertici delle aziende e i giornalisti li ingannino, dicendo cose che sanno essere false o esagerate.

Da polarizzazione a violenza

L’edizione 2025 del Trust Barometer di Edelman si basa su un campione di 33mila intervistati in 28 Paesi.

Il dato più allarmante emerso dallo studio è la giustificazione della violenza come mezzo per cambiare le cose.

È una conseguenza della polarizzazione che le cinque cause individuate da Edelman hanno contribuito in modi e tempi diversi a proliferare e che non sembra possa affievolirsi nel breve periodo.

Quattro persone su dieci ritengono che un comportamento violento – verbale, scritto, o fisico – sia necessario per ottenere qualcosa di diverso.

“Le paure economiche sono degenerate in risentimento”, sostiene Edelman.

C’è “un profondo cambiamento nel sentimento popolare, che va oltre la polarizzazione politica, sfociando in una difesa aggressiva degli interessi personali”.

“Sono uscito e ho urlato libertà e ho lanciato un forte grido di guerra tipico dei nativi americani”, ha detto alla Bbc Jacob Chansley, uno dei condannati per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 e rilasciato dopo la grazia firmata da Donald Trump. Chansley, soprannominato lo sciamano di QAnon, ha scritto su X che ora potrà finalmente tornare a comprare delle armi.

Le conseguenze per imprese e informazione

Le proteste e le insoddisfazione hanno coinvolto anche il settore privato e i media.

Sono state messe in discussione le politiche inclusive delle aziende, che hanno risposto, come nel caso di Meta, facendo significativi passi indietro sotto questo aspetto per cavalcare il favore popolare e allinearsi alla posizione del nuovo governo.

Guardando ai mezzi di informazione, in 14 Paesi su 28, più della metà della popolazione non si fida dei media tradizionali, mainstream.

E, per di più, solo due democrazie occidentali, l’Italia e il Canada, sono fra i Paesi in cui la maggioranza della popolazione considera le testate affidabili – il 52% in Italia, il 54% in Canada.

Da questo punto di vista, il 4% in più dei cittadini italiani guarda in modo positivo all’informazione, rispetto al 48% dello scorso anno.

In generale, però, la situazione per le testate giornalistiche continua a peggiorare.

Lo scorso ottobre, una ricerca di Gallup ripresa da Axios mostrava come negli Stati Uniti solo tre persone su dieci avessero un qualche grado di fiducia, basso o alto, nei confronti dei media.

La ricerca di Edelman conferma che ogni fonte di informazione, dai motori di ricerca e le testate tradizionali ai social media, è ritenuta sempre meno credibile.

Aumentano i canali di informazione, diminuisce la chiarezza. Più del 60% degli intervistati ritiene che stia diventando più difficile capire se le notizie provengano da media attendibili o da individui che cercano di ingannare gli altri.

Il senso di frustrazione generale si riversa su ogni settore e toglie speranze per il futuro, soprattutto in Europa.

In Francia, solo il 9% della popolazione crede che la prossima generazione vivrà meglio. La percentuale si aggira intorno al 15% per italiani, tedeschi, olandesi e britannici.

Meloni von der Leyen foto Wikimedia free Italia ue Unione Europea

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni a Lampedusa nel 2023. Foto: Wikimedia Commons.

Cosa succede in Italia

Il contesto complesso impatta anche sugli italiani, sebbene nel belpaese le opinioni siano cambiate meno rispetto agli altri grandi Paesi europei, come Francia e Germania.

È rimasta pressoché invariata la fiducia dei cittadini italiani nei confronti delle aziende, apprezzate nel 56% dei casi, dell’Unione Europea (54%) e delle organizzazioni non governative (51%).

È invece leggermente aumentata la credibilità nei confronti delle Nazioni Unite.

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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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