Mediatrends e il cammino verso l’informazione post-social

Di il 05 Aprile, 2024
Nato nell’era della frammentazione dei media, l’obiettivo di Mediatrends è diventare un punto di riferimento per una comprensione profonda e partecipata della comunicazione e della sua evoluzione.

Viviamo in un’epoca in cui la velocità dell’informazione supera la capacità dell’uomo di comprenderla, generando un danno al processo democratico, già lento e complicato. Un’epoca in cui il digitale ha cambiato radicalmente i paradigmi della comunicazione, con un impatto sempre più rilevante sulla vita delle persone, e ha ridefinito l’industria dei media, i cui assetti continuano a evolvere con un ritmo finora sconosciuto. Un’epoca in cui la disinformazione e la misinformazione (diffusione di notizie false in modo involontario) rappresentano il rischio globale più grave previsto nel breve termine[1], in un momento storico in cui circa quattro miliardi di persone si dirigono alle urne nello stesso anno.

Riflettendo su questo scenario, e con l’ambizioso obiettivo di comprendere la comunicazione e la sua evoluzione, nasce Mediatrends. Un ambiente dove esplorare il futuro, individuando e valorizzando quelle esperienze nascenti in grado di portare innovazione e cambiamento, tracciando un percorso verso una comunicazione che unisca, piuttosto che dividere.

Abbiamo voluto creare un magazine che parli della comunicazione intesa non come settore (non esiste definizione più errata), bensì come tutto ciò che ci circonda. Quella forza in grado di costruire e allo stesso tempo disgregare la società, che ci permette di comprendere ed affrontare le grandi trasformazioni del nostro mondo, dalla geopolitica all’economia, dalla scienza alla tecnologia. Lo facciamo raccontando fatti, condividendo opinioni nostre e di esperti a livello nazionale ed internazionale, e organizzando eventi per coinvolgere i nostri stakeholder.

L’innovazione nella comunicazione non riguarda solo l’adozione di nuove tecniche o il racconto di quelle esperienze che generano cambiamento, riguarda anche il nostro approccio all’informazione. Tra fake news, echo chambers e intelligenza artificiale, il nostro obiettivo è fornire contenuti basati su fatti e analisi critica, creare un contatto diretto e genuino con il nostro pubblico promuovendo una informazione post-social.

Prendendo spunto da esperienze americane innovative, creiamo contenuti nati per stare sul nostro sito. Usiamo i social media quasi esclusivamente per fare metainformazione, perché i social stessi contribuiscono in maniera significativa a generare alcuni dei mali peggiori della democrazia, come la disinformazione e la polarizzazione. Andiamo in controtendenza? No. Esistono parecchi segnali sulla fine del social web, che ha definito gli ultimi dieci anni per i consumatori di notizie. Uno su tutti l’allontanamento di Meta dal business delle notizie, che ha causato la chiusura di colossi come BuzzFeed News. O fiducia declinata degli italiani verso le piattaforme social come fonte di informazione[2], crollata di 14 punti (su una scala da o a cento) negli ultimi dieci anni[3].

Noi siamo pronti al ritorno al futuro dei media digitali, convinti che questa strategia ci premierà. I dati e le previsioni del “Journalism, media, and technology trends and predictions 2024” del Reuters Institute for the Study of Journalism (ma non solo) sono dalla nostra parte. La nostra visione è quella di un ecosistema mediatico dove la qualità dell’informazione prevale sulla quantità, dove ogni articolo, video o podcast sia un mattone che contribuisce alla costruzione di una società più informata e meno polarizzata. Mediatrends si impegna a offrire contenuti che siano utili, sia da un punto di vista informativo sia formativo, capaci di equipaggiare studenti, professionisti e appassionati con gli strumenti per navigare e interpretare con occhio critico il complesso panorama dei media.

Lo vogliamo fare per un semplice motivo. La vecchia teoria dell’agenda setting, secondo cui i media non solo ci dicono cosa pensare ma anche a cosa pensare, sembrava essere tramontata di fronte all’avvento delle reti sociali. Ma la moltiplicazione delle fonti, che avrebbe dovuto generare una pluralità di notizie, ha aperto le porte (complici gli algoritmi e la monetizzazione dei dati) a una realtà ancora più modellata e polarizzata. La vera differenza introdotta dalle nuove piattaforme risiede nella durata delle notizie, la cui brevità crea un danno irreversibile alla capacità del lettore di comprendere realmente cosa succede nel mondo.

L’informazione sui social non circola per informare ma circola per intrattenere. Le notizie tendono a suscitare una emozione nell’utente, e solitamente questa emozione è la rabbia. Chi naviga sui social viene immerso in una bolla di credenze che l’algoritmo ha costruito per soddisfare il suo bisogno sociale di sentirsi dalla parte giusta. I social non stimolano il pensiero critico e oggi più che mai non sono strumenti di comunicazione in mano agli utenti, bensì sempre di più piattaforme di intrattenimento che rivaleggiano con le TV e le società di streaming. E questo ha segnato un cambiamento significativo nei comportamenti degli utenti, con una crescente preferenza per un tipo di partecipazione passiva.

È un problema enorme, e la soluzione non può che essere quella di accrescere la consapevolezza sulle dinamiche e i meccanismi che regolano il sistema dei media.

Per questo Mediatrends vuole anche ispirare il cambiamento, con un invito a ripensare il modo in cui consumiamo l’informazione, a superare le barriere dell’indifferenza e della passività per diventare cittadini attivi in un mondo sempre più connesso ma paradossalmente frammentato.

L’America ha conosciuto negli ultimi anni numerose iniziative editoriali (da Axios a Semafor) che hanno avuto successo per la loro capacità di innovare. Il nostro augurio è che anche in Italia il mercato e, soprattutto, il pubblico siano pronti ad accogliere queste novità.

Benvenuti su Mediatrends.

[1] World Economic Forum 2024

[2] Censis

[3] Edelman trust Barometer 2024

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