Media politics. L’effetto framing di Kahneman e quello di Mourinho

Di il 05 Aprile, 2024
Tra i risultati ottenuti da Kahneman e Tversky, c’è anche la determinazione dell’effetto framing

Lo scorso 27 marzo ci ha lasciato Daniel Kahneman, uno dei fondatori dell’economia cognitiva. Nel 2002 gli fu assegnato il premio Nobel insieme a Vernon Smith (il suo coautore Amos Tversky era morto nel 1996). Il riconoscimento sanciva il successo di un paradigma di comportamento molto distante dai principi dell’economia neoclassica, che prefigurano un agente razionale, con libero accesso alle informazioni e in grado di calcolare la migliore tra le alternative di scelta.

Il nuovo paradigma prevede invece un modello in cui i decisori economici sono soggetti a errori, distorsioni, percezioni sbagliate, ed è un modello che trova riscontro in una serie di esperimenti condotti sul campo o in laboratorio.

Kahneman e Tversky e l’effetto framing

Tra i risultati ottenuti da Kahneman e Tversky, c’è anche la determinazione dell’effetto framing (incorniciamento), secondo il quale la decisione di un agente economico è influenzata anche dal modo di presentare una situazione e non solo dal suo contenuto. A sua volta, l’effetto framing è alla base di Non pensare all’elefante! del linguista americano George Lakoff, un testo di grande successo che spiega le tecniche utilizzate dai repubblicani “neocon” per disegnare narrazioni elettoralmente vincenti.

Tecniche in qualche modo riprese da Silvio Berlusconi, che hanno generato il “contratto con gli italiani” del 2001. Ma l’effetto framing è una tecnica plastica e ubiqua: in uno dei libri più divertenti dedicati alla comunicazione politica, Sbagliare è umano ma la sinistra è diabolica, scritto dall’ex capo ufficio stampa del Comune di Bologna Marco Bettini, troviamo un passaggio inatteso. È riferito alla conferenza stampa di José Mourinho, passata alla storia come quella degli “zero tituli”, tenutasi nel 2009 dopo l’eliminazione dell’Inter in Champions League a opera del Manchester United.

Ai giornalisti non pareva vero di poter finalmente infierire su un personaggio fino a quel momento tanto vincente quanto arrogante, e quando provarono ad attaccarlo Mourinho disse: “Io vedo grandi squadre, come la Juve, che sono già fuori dalla corsa per il titolo. Vedo società come il Milan e la Roma che finiranno la stagione senza vincere niente. Arriveranno a fine stagione con zeru tituli”. Mourinho, in pochi secondi, ribalta dunque il quadro della realtà: non è lui che ha perso, sono gli altri che non vinceranno.

Un altro grande interprete del framing è stato Matteo Renzi. Claudio Giunta, in Essere #matteorenzi riproduce il suo micidiale schema di interlocuzione. Alla domanda del giornalista su chi vorrebbe alla guida dell’UE, Renzi risponde che “la questione non è chi vogliamo alla guida della UE, ma che cosa chiediamo al futuro presidente della UE, e noi chiediamo…” Dunque l’idea seminale di Kanheman e Tversky ha dato i suoi imprevedibili frutti anche in ambiti extraeconomici.

D’altra parte, lo scrittore Giuseppe Pontiggia riportava che una volta, durante un corso di scrittura creativa di fronte a un uditorio composto da docenti della Bocconi, si trovò a controbattere chi gli obiettava che “in fin dei conti loro erano semplicemente dei ragionieri di lusso” e che forse la capacità di scrivere e comunicare bene non era così importante.

Pontiggia rispose che chiunque volesse convincere un’assemblea di azionisti dovrebbe passare attraverso le modalità della retorica classica. La letteratura sui processi decisionali di organi collegiali è solitamente focalizzata sulla composizione e sulla struttura di tali organi, sulla possibilità di limitare sovrapposizioni e conflitti di interesse, sulle modalità di voto.

Ma la generazione di una scelta collegiale passa anche da una tipica capacità cognitiva come la comunicazione e da tutti gli strumenti a essi collegati: retorica, presenza scenica, dialettica, e la capacità di inquadrare vantaggiosamente gli argomenti in discussione.

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Alberto Paletta si occupa di comunicazione e relazioni istituzionali presso un gruppo finanziario. Pur attratto dalla politica attiva, preferisce dedicarsi a quella contemplativa. Milanese d'adozione e di elezione, un po' come Stendhal.