Lo stop al fact-checking di Meta preoccupa l’America Latina

Di il 15 Gennaio, 2025
Brazil Election Protest_free foto FMT
Se Zuckerberg eliminasse il programma per il controllo della disinformazione in quell'area, le organizzazioni indipendenti locali faticherebbero a sopravvivere

La decisione di abbandonare il sistema di fact-checking indipendente da parte di Mark Zuckerberg riguarderà per ora solo Stati Uniti, dove il programma sarà sostituito dal meccanismo di segnalazione degli utenti – le cosiddette community notes in stile X -, entro i prossimi due mesi. Rimane invece incerto il futuro dell’informazione per gli utenti di Facebook, Instagram e Threads negli altri Paesi, fra cui quelli dell’America Latina.

Introdotto negli Stati Uniti nel 2016 e poi allargato in tutti gli Stati in cui Meta opera, il fact-checking è stato uno strumento utile per arginare la disinformazione su Facebook e Instagram, in particolare durante le fasi più delicate di eventi complessi come la pandemia.

“Quando qualcosa veniva etichettato come falso o fuorviante, il 95% delle persone non cliccava sul contenuto”, ha affermato un rappresentante di Meta a Wired. A dimostrazione del fatto che gli utenti si fidano di questo sistema.

Mexico protests Yo Soy 132 free foto Flickr

Una esponente del movimento Yo Soy 132 per la libertà di espressione, in occasione delle elezioni messicane del 2012. Foto Flickr.

Una fine inaspettata

Il suo successo non è bastato a salvare il sistema di fact-checking affidato a organizzazioni giornalistiche esterne dalle nuove idee del suo stesso ideatore. 

Lo scorso 7 gennaio, Zuckerberg ha infatti annunciato la fine dell’uso del fact-checking negli Stati Uniti. E probabilmente, sottolinea Wired, è solo questione di tempo prima che venga ritirato anche in America Latina e nel resto del mondo.

Questo nuocerebbe a tutte le organizzazioni indipendenti che fanno affidamento sul software, come Animal Político – in Messico – o Aos Fatos, uno dei maggiori siti di fact-checking del Sud del Brasile.

C’è il rischio di mettere in pericolo la sopravvivenza delle organizzazioni di fact-checking, che contavano sui ricavi ottenuti da Meta per la propria sostenibilità economica.

Il problema è ancora più urgente nei Paesi dell’America Latina, data la complessa situazione economica del settore giornalistico.

I proventi del programma di Facebook, ha detto Pablo Medina del Centro latinoamericano di giornalismo investigativo, “stavano tenendo a galla le organizzazioni di fact-checking e le testate con una sezione dedicata al fact-checking”.

Senza il supporto di Meta, “se queste organizzazioni non riusciranno a diversificare, molte di loro scompariranno”, ha aggiunto Medina.

Foto Pexels

Una foto di recenti proteste a Sao Paulo, in Brasile. Foto Pexels.

Il caso del Brasile

Il Brasile, con oltre 200 milioni di abitanti, è uno dei Paesi più preoccupati dalla decisione di Zuckerberg di interrompere il programma di fact-checking negli Stati Uniti. 

A questo proposito, Meta ha dichiarato che “al momento, sta terminando il suo programma di fact-checking indipendente solo negli Stati Uniti, dove testerà il sistema ‘Community Notes’ prima di estenderlo ad altri paesi”, come riporta Barron’s.

Nonostante questa dichiarazione, le autorità brasiliane restano scettiche.

Questo nuovo modello, che consentirebbe agli utenti di segnalare contenuti fuorvianti, è stato criticato per la sua potenziale inefficacia nel contrastare la disinformazione su larga scala.

Il ministro delle Comunicazioni brasiliano, Sidonio Palmeira, ha definito la decisione “dannosa per la democrazia”, evidenziando il rischio di trasformare le piattaforme digitali in un “Far West digitale”. 

Anche il CEO di Aos Fatos, Tai Nalon, ha espresso il suo disappunto a Wired. “Non essendoci mai stata insoddisfazione verso il lavoro dei fact-checker”, ha detto, “mi sembra una mossa volta solo a guadagnarsi vantaggi politici”.

In effetti, la domanda che molti si stanno facendo è fin dove si spingerà l’amministratore delegato di Meta per entrare nelle grazie del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump.

Dopo aver donato un milione di dollari all’inaugurazione della nuova amministrazione, eliminato il programma per il controllo della disinformazione sui suoi social media, smantellato il reparto di diversity and inclusion di Meta e difeso la “mascolinità” al podcast di Joe Rogan, si attende la prossima mossa della nuova versione trumpiana di Zuckerberg.

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