Jeff Bezos si candida ad amico di Donald Trump. “Rispetto al suo primo mandato, è più tranquillo, sicuro di sé e a suo agio”, ha detto il proprietario di Amazon durante un’intervista con il giornalista Andrew Ross Sorkin del New York Times lo scorso 4 dicembre.
Che Bezos stia provando a ricucire un rapporto complicato con l’ex e nuovo presidente sembra evidente. Tanto da dichiarare la sua disponibilità a supportare Trump a “ridurre la burocrazia”.
Un argomento sui quali i due sembrano andare d’accordo. “Sono molto fiducioso”, ha continuato. “Se posso aiutarlo in questo, lo farò, perché in questo Paese abbiamo davvero troppa regolamentazione”.
Parole di distensione anche verso il maggior rivale per la nuova corsa allo spazio, Elon Musk. “Prendo per buone le sue dichiarazioni che non userà il suo potere politico per favorire le proprie aziende o danneggiare i concorrenti”, ha detto Bezos.
Qualcosa di simile a quanto affermato da Sam Altman, che ha sottolineato che sarebbe “anti-americano” usare il potere politico che Musk ha per danneggiare i concorrenti e favorire le proprie aziende. “Non credo che la gente lo tollererebbe e non penso che Elon lo farebbe”.
Antichi screzi
Le cose fra Bezos e il presidente eletto non erano andate così bene durante il primo mandato di Trump.
Le accuse e le azioni dello stesso Trump per danneggiare o limitare il proprietario di Amazon, allora l’uomo più ricco del mondo, erano state tante e pesanti.
Il presidente “è ossessionato da Amazon”, aveva detto ad Axios nel 2018 una fonte anonima vicina al governo. Trump aveva infatti accusato Amazon di pagare poche tasse, lasciando intendere che l’azienda potesse avere un trattamento privilegiato rispetto ai concorrenti.
Trump ha iniziato ad attaccare Amazon su Twitter dal 2015. Durante la sua prima amministrazione aveva creato un comitato speciale per investigare un accordo tra la compagnia di Bezos e le poste statunitensi per la consegna dei pacchi di Amazon.
Il presidente l’aveva definito una truffa ai danni degli americani, la sua task force lo aveva contraddetto dicendogli che il servizio postale stava perdendo soldi e il servizio di consegna dei pachi di Amazon era positivo perché stava fruttando molti più soldi di quanto costasse.
Per di più, Trump non gradiva la linea editoriale del Washington Post, molto critica nei suoi confronti. Il quotidiano è stato acquistato nel 2013 da Bezos e il presidente lo ha definito “Il Fake News Washington Post”.
Il rapporto si è ulteriormente incrinato nel corso del primo mandato. Nella sua biografia, l’ex segretario alla difesa James Mattis scrive che Trump gli avrebbe chiesto di escludere Amazon da una fornitura di servizi di cloud computing al Pentagono dal valore di 10 miliardi di dollari. Il contratto era poi stato firmato da Microsoft.
Come si cambia
Nell’intervista di mercoledì al NYT, Bezos ha detto che cercherà di “dissuadere Trump dall’idea che i giornali siano i nemici”.
Forse anche per evitare di alimentare l’astio nei suoi confronti, Bezos aveva vietato alla redazione del Washington Post di dichiarare l’appoggio a Kamala Harris. Un’azione che aveva posto fine alla tradizionale linea del giornale di esprimere il proprio endorsement per un candidato alle presidenziali.
Il proprietario di Amazon è tornato a difendere la sua scelta e ha respinto ogni dietrologia. “Sono fiero della decisione che abbiamo fatto, non è stata codarda”. Il Washington Post, ha assicurato, resterà “una voce credibile e indipendente”, che “riporta le notizie su tutti i presidenti in modo molto aggressivo, a prescindere dagli endorsement o meno”.
La scelta di non sbilanciarsi verso il partito democratico è però costata al quotidiano le dimissioni di un terzo del comitato di redazione e la perdita di 250mila abbonamenti.
Non si può sapere se la paziente opera di convincimento di Bezos avrà successo. Tutto dipende da Trump, dal suo umore e il suo carattere, non proprio facili e prevedibili.
Basti pensare che, durante il suo primo mandato, non aveva mai attaccato Facebook, nonostante le preoccupazioni del suo ex vice, Mike Pence. Oggi, pur di non fare un favore ai social media di Mark Zuckerberg, Trump è pronto a spendersi per evitare la chiusura di TikTok negli Stati Uniti, che lui stesso considera “una minaccia alla sicurezza nazionale”.