Se le regole del gioco cambiano, le opzioni sono due. O le impari o smetti di giocare. È quello che sta succedendo su X, il fu Twitter, che Elon Musk ha trasformato in un megafono per la destra trumpiana. Lo ha fatto in modo netto, a tratti esplicito. E, forse, la scelta di tante persone lontane a quell’universo ideologico di sospendere o eliminare il loro account dopo il risultato elettorale del 5 novembre è stata tardiva.
Solo per fare qualche esempio, negli Stati Uniti personalità come LeBron James, Stephen King, Bette Midler e Jamie Lee Curtis se ne sono andate. Nel giornalismo, segnala Politico, Don Lemon di Cnn e Nicolle Wallace di Msnbc hanno lasciato il social. Anche alcune testate, ad esempio l’inglese Guardian, hanno salutato – per ora – l’ex Twitter.
In Italia è successo qualcosa di simile, con l’esodo di artisti e attori, fra cui Nicola Piovani, Vinicio Marchioni, Piero Pelù e l’account degli Elio e le Storie tese.
Ci sono anche delle eccezioni. Alcuni giornali e personalità hanno lasciato X molto prima del risultato elettorale. È il caso della testata statunitense Npr, che la piattaforma ha definito un “media finanziato dal governo”.
Twitter/X is throttling link clicks to the @nytimes website by causing a 5 second delay during the redirect. pic.twitter.com/HCTN99McNy
— Max Woolf (@minimaxir) August 15, 2023
Era già tutto previsto
Musk ha speso due anni per rendere X il megafono suo, della sua gente e dei fan di Donald Trump. In modo sistematico, ha demolito tutte le caratteristiche che avevano reso Twitter il social – anche – dei giornalisti.
Ha rimosso il vecchio sistema di verifica degli account per conferire la famosa spunta blu, rimpiazzandolo con un sistema di abbonamento. Basta pagare 8 dollari al mese e si è tra i “verificati”, non serve più dimostrare di essere un professionista nel campo, ad esempio, dell’informazione.
La nuova spunta blu dà accesso alle possibilità di creare post lunghi fino a 10mila caratteri e modificarli, avere metà delle pubblicità ed essere indicizzato meglio rispetto a un profilo base.
Ad agosto del 2023, X ha introdotto l’opzione di nascondere il simbolo blu, permettendo a chiunque pagasse di usufruire dei servizi aggiuntivi senza farlo vedere. Quest’anno, Musk ha reintrodotto la verifica gratis per tutti gli account più popolari e poi ha annunciato di voler rimuovere la possibilità di poter nascondere la spunta blu. Se sei abbonato a X premium o sei ritenuto famoso e ti è stato dato il diritto di non pagare, tutti lo devono sapere.
Una serie di stravolgimenti che hanno trasformato quello che un tempo era un simbolo di credibilità in uno strumento che il sito Gizmodo ha definito “la spunta della vergogna”.
Musk ha poi iniziato a penalizzare gli account di utenti, social media e giornali non allineati con lui – e Trump. Come evidenziato dal New York Magazine, ai profili verificati dei deputati democratici è stata ridotta la visibilità, gettandoli nel calderone degli utenti base e rendendoli visibili solo alla bolla di chi già li seguiva.
Nel frattempo, le loro controparti repubblicane guadavano visibilità a palate.
Il Washington Post ha analizzato i numeri di questo fenomeno. Esaminando circa 150mila tweet a partire da luglio del 2023, il quotidiano ha scoperto che quasi tutti i contenuti con più di 20 milioni di visualizzazioni appartenevano ad account repubblicani, con i numeri che diventavano sempre più a senso unico man mano che ci si avvicinava alle elezioni.
Nello stesso lasso di tempo, i profili dei politici conservatori sono cresciuti molto di più di quelli democratici, che nella maggior parte dei casi quasi non hanno guadagnato seguito.
Musk ha poi usato un altro metodo a sua disposizione per influenzare il comportamento delle persone su X. Ha rallentato l’accesso ai contenuti esterni su alcuni siti, come il New York Times, Substack, Facebook, Instagram e Bluesky. Di solito, il tempo medio per accedere a un link esterno è di un secondo, con questi siti si allunga fino a cinque secondi.
Di conseguenza, molti utenti rinunciavano a visualizzare il contenuto, diminuendo il traffico.
Non restare, stai
Davanti a questa palese distorsione voluta dal suo proprietario, John Herrman del New York Magazine si chiede quanto abbia senso discutere di rimanere o andarsene da una piattaforma che, semplicemente, non esiste più per gli scopi per cui era nata.
Politico ha riportato come politici e analisti democratici siano divisi sul da farsi.
Per alcuni, come Patrick Dillon, esperto di comunicazione e funzionario dell’amministrazione di Joe Biden, non ha più senso restare su una piattaforma plasmata per “supportare le idee politiche di Musk e dei suoi candidati”. Secondo Tim Karr, direttore della strategia e comunicazione della no-profit Free Press, il semplice fatto di pubblicare contenuti aiuta Musk a guadagnare, “aumentando i numeri relativi all’engagement che sfrutta per vendere le pubblicità”.
Per altri, come il deputato democratico della Florida Maxwell Frost, abbandonare X significa “aiutare Elon a svuotare la piattaforma da ogni ideologia progressista”.
Un rischio che si corre lasciando X in mano agli accoliti di Musk e Trump è generare quello che Wired definisce un “Aventino dei social network”. La protesta, invece di migliorare le cose, può peggiorarle, azzerando gli ultimi contrappesi alla disinformazione e alla propaganda presente sulla piattaforma e favorendo un’ulteriore divisione partigiana dei social in base al colore politico.
In poche parole, tutto quello che il caro vecchio Twitter non era.