L’intelligenza artificiale (AI) è entrata nel dibattito intorno alle elezioni americane, ma non ha fatto breccia nelle strategie elettorali dei politici statunitensi e, dove è successo, i risultati ottenuti sono stati di segno opposto alle previsioni.
Il riferimento è alla corsa alla Casa Bianca di Trump: dopo che il tycoon ha condiviso delle foto generate dall’AI di Taylor Swift, suggerendo un suo endorsement, la popstar è uscita allo scoperto annunciando il suo supporto a Kamala Harris.
Venendo invece ai candidati al Congresso, questa tecnologia, come riporta il New York Times, non è tra le più utilizzate, deludendo così le aspettative delle aziende del settore, che solo pochi mesi fa avevano puntato proprio sull’appuntamento elettorale di novembre come mercato.
A caccia di voti con l’AI
Le applicazioni proposte da queste imprese sono le più varie, dalla tecnologia vocale che permette di fare decine di migliaia di telefonate personalizzate usando i punti principali e il senso dell’umorismo di un candidato ai software che generano immagini e video dei candidati.
Ci sono poi prodotti che, addirittura, sono in grado di personalizzare i video dei candidati, generandone di nuovi a partire da uno di base concentrandosi, ogni volta, su destinatari e messaggi chiave diversi.
Strumenti, insomma, studiati appositamente per le esigenze dei politici in lizza e per semplificare il loro lavoro che, però, non hanno riscosso grande interesse, in quanto intorno all’uso di intelligenza artificiale c’è tanto scetticismo sia da parte degli elettori sia da parte dei candidati.
The big picture
I primi, infatti, hanno poca fiducia in questa tecnologia, mentre i secondi non vogliono trovarsi coinvolti in accuse come il ricorso ai tanto temuti deepfake o, più in generale, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in maniera manipolatoria.
In realtà, questo scetticismo è tutt’altro che estemporaneo: nel corso del 2024 i giganti tech e le start-up che avevano celebrato l’AI come il futuro di tutti noi hanno cominciato a rivedere al ribasso le proprie promesse.
Questo cambio di passo si è fatto sentire anche a Wall Street, che ha iniziato a manifestare diffidenza verso gli obiettivi finanziari presentati dalle imprese del settore, e dai legislatori statunitensi, che hanno iniziato a proporre misure restrittive per lo sviluppo di questo comparto.
Verso nuovi mercati
Tuttavia, ci sono altre aree geografiche dove la politica sembra molto più interessata all’uso dell’intelligenza artificiale.
Personaliz.ai, azienda basata in India, ha infatti dichiarato al NYT di avere lavorato con oltre 30 candidati alle elezioni nazionali lo scorso anno, e che anche politici del Sud Est Asiatico e africani hanno mostrato interesse verso i loro servizi.
Al contrario, Stati Uniti ed Europa si sono dimostrati meno inclini ad acquistarli, e forse non è un caso che si tratti di aree geografiche dove una regolamentazione dell’AI è già avviata oppure è quantomeno in discussione.