La sala stampa di Trump 2.0

Di il 29 Gennaio, 2025
James_Brady_Press_Briefing_Room_2007 foto Wikimedia
Karoline Leavitt, la portavoce della Casa Bianca più giovane di sempre, ha riservato le prime domande ad Axios e Breitbart e attaccato i giornali, come da copione

Di solito, alle conferenze stampa della Casa Bianca, la prima domanda è riservata all’Associated Press. Ma non con Donald Trump.

Ieri, al primo incontro nella storica sala James Brady, la portavoce del presidente Karoline Leavitt – la più giovane di sempre – ha riservato i primi due interventi “ai nuovi membri della stampa, le cui testate non hanno finora ottenuto in questa sala”.

È andata così, più o meno.

Il primo quesito è stato posto da Mike Allen, cofondatore di Axios – uno dei nuovi media, lanciato nel 2016 e di certo non allineato a Trump. Allen, però, ha 60 anni ed è stato una delle firme di punta di Politico, dove scriveva la famosa newsletter Playbook, tra le più influenti a Washington.

È stato poi il turno di Mattew Boyle, da 12 anni corrispondente di Breitbart, testata di estrema destra guidata in passato dall’ex ideologo di Trump, Steve Bannon.

Boyle ha ringraziato l’amministrazione per aver dato “voce ai nuovi media che rappresentano milioni e milioni di americani” e più tardi ha rilanciato i tweet di attivisti pro-Trump che affermavano erroneamente come la sua fosse la prima domanda.

Zeke Miller dell’Associated Press ha parlato come terzo.

La prima di Leavitt

Ieri, Leavitt ha debuttato a 27 anni come portavoce del presidente, dopo una carriera trascorsa fin da subito negli ambienti conservatori americani.

È diventata la portavoce della Casa Bianca più giovane della storia. Il primato era finora detenuto da Ron Ziegler, scelto a 29 anni per lo stesso ruolo da Richard Nixon nel 1969.

Leavitt ha svolto stage a Fox News e nell’ufficio stampa della Casa Bianca durante il primo mandato Trump, nel 2019, per poi guidare la comunicazione di Elise Stefanik, una deputata repubblicana scelta dall’attuale presidente come ambasciatrice alle Nazioni Unite.

Candidata alle elezioni di metà mandato con il partito repubblicano in New Hampshire, il suo Stato di provenienza, è stata sconfitta dal democratico Chris Pappas.

Vecchi e non nuovi

Ieri, Leavitt ha ribadito che la sala stampa aprirà le porte “a giornalisti indipendenti, podcaster, influencer e content creator”, riservando loro posti in prima fila, al posto dello staff della Casa Bianca.

Trump l’aveva promesso. “La sala stampa assomiglierà alle abitudini degli elettori americani di oggi”, aveva detto lo scorso ottobre un funzionario della nuova amministrazione.

Il presidente ci aveva già provato nel 2017, vietando l’ingresso a una riunione con la stampa ad alcune fra le più importanti testate, fra cui New York Times, Cnn e Bbc. L’episodio, comunque, non era diventato la prassi.

Al suo debutto, la portavoce non ha dimenticato di attaccare le testate tradizionali.

“Secondo un recente sondaggio di Gallup, la fiducia degli americani nei media mainstream è ai minimi storici”, ha sottolineato per giustificare l'”approccio rivoluzionario” di Trump nell’includere conduttori di podcast, blogger e influencer.

Leavitt ha accusato i giornali di aver scritto “bugie” su Trump e la sua famiglia e ha promesso che l’amministrazione li smentirà ogni volta che “riterremo le vostre notizie sbagliate”.

Tuttavia, l’analista della Cnn Brian Stelter non ha notato grossi cambiamenti nella composizione della sala stampa James Brady in questa prima conferenza.

In futuro le cose potrebbero però cambiare, dato che, come affermato dalla portavoce di Trump, la Casa Bianca intende ripristinare gli accrediti a 440 giornalisti “i cui pass erano stati ingiustamente revocati dalla precedente amministrazione”.

In ogni caso, evidenzia Stelter, i corrispondenti dei cosiddetti digital media partecipano già da anni agli incontri stampa alla Casa Bianca. Nonostante i continui appelli di Leavitt e Trump, non ci sarebbe poi nulla di così rivoluzionario.

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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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