Nelle ultime settimane, Kamala Harris ha radicalmente cambiato la strategia mediatica della sua campagna presidenziale. Ampliando significativamente la tipologia di canali attraverso cui esprime le sue opinioni, ha spinto i media a concentrarsi su argomenti spesso trascurati.
La strategia multicanale innovativa di Harris
Solo di recente i media hanno iniziato a focalizzarsi sul declino mentale di Trump, un fenomeno noto come “sanewashing“, e secondo gli esperti il merito è proprio di Harris: è stata lei a mettere in evidenza l’inadeguatezza di Trump.
Kamala Harris descrive il suo avversario come “instabile” e “insicuro“, ripetendo queste affermazioni in ogni discorso, inclusa la sua intervista su Fox News.
Inoltre, cita regolarmente le dichiarazioni d’odio di Trump, che ha etichettato alcuni americani come “nemici interni“ e condivide video che mostrano i suoi comportamenti più preoccupanti.
Questi aspetti non erano affatto nuovi: gli scatti d’ira del tycoon erano già evidenti da tempo, ma è stata Harris a sfruttare questa situazione per stimolare un’attenzione mediatica crescente.
Harris ha puntato molto sui canali non tradizionali, partecipando per esempio al podcast “Call Her Daddy”, ai programmi radio di Howard Stern e Charlamagne Tha God e allo show televisivo diurno “The View“. In questi contesti più informali, è riuscita a presentare meglio le sue politiche su temi come assistenza all’infanzia, alloggi, tasse e politiche industriali, aborto, tariffe e democrazia, più di quanto sarebbe stato possibile attraverso le fonti tradizionali.
Tuttavia, la strategia di Harris non ha completamente escluso i media tradizionali, come dimostra la sua partecipazione a “60 Minutes” su CBS. Secondo gli esperti, la campagna di Harris è riuscita a superare una copertura politica superficiale, spingendo i giornalisti tradizionali a seguire il suo esempio e a dare maggiore enfasi ai contenuti sostanziali piuttosto che a temi che servono solo a generare visualizzazioni.
Un approccio più ampio alla comunicazione politica
Secondo l’opinionista del Washington Post Jennifer Rubin, la strategia mediatica di Kamala Harris rappresenta solo l’inizio di un approccio più ampio e inclusivo alla comunicazione politica. Se eletta, Harris potrebbe portare questa strategia anche alla Casa Bianca, evitando che un ristretto gruppo di media tradizionali monopolizzi l’informazione. In questo modo, continuerebbe a raggiungere pubblici più diversificati, con maggiore attenzione ai contenuti di sostanza, superando i limiti delle brevi interviste televisive e promuovendo un dialogo più diretto e trasparente con gli elettori.