La lobby NetChoice, sostenuta dai giganti tecnologici, sta lavorando per bloccare il “Kids Online Safety Act”, la legge americana sulla sicurezza online dei minori. Si tratta di una legge che richiederebbe alle piattaforme social di limitare le funzionalità che potrebbero favorire il cyberbullismo, le molestie e l’autolesionismo e che in parlamento ha trovato sostegno bipartisan.
NetChoice, che ha visto crescere significativamente la propria influenza nell’ultimo decennio, è la forza motrice dietro a cause legali che hanno ostacolato diverse leggi statali volte a regolare l’industria tecnologica su questioni relative alla sicurezza dei minori, alla privacy, all’e-commerce e alle tasse.
Le argomentazioni di NetChoice
Secondo NetChoice, queste leggi statali equivalgono in vari modi a censura. Sebbene tali leggi siano intese a proteggere i minori, combattere la disinformazione e rafforzare la privacy, queste limitano l’accesso ai contenuti e potrebbero compromettere la libertà di espressione degli individui e delle società di social media, ha affermato il gruppo.
Per far valere la propria posizione, NetChoice e altre big tech stanno ampliando l’interpretazione del Primo Emendamento – che riguarda la libertà di religione, di stampa e di parola – per includere anche la libertà di espressione online.
I lobbisti, infatti, affermano che Meta, Google, Snap e altre aziende di social media sono i moderni “soapbox” e quindi i contenuti che ospitano sono protetti. Una “soapbox”, letteralmente “cassetta di sapone“, descrive metaforicamente un mezzo o una piattaforma — come i social media — attraverso cui le persone possono esprimere liberamente le proprie opinioni e influenzare il pubblico.
La strategia di NetChoice sta funzionando: l’industria tecnologica ha vinto cause legali bloccando la maggior parte delle regolamentazioni statali. Quest’anno, quando la Corte Suprema ha ascoltato le argomentazioni di NetChoice sulle leggi dei social media in Florida e Texas, ha rinviato la decisione ai tribunali inferiori, ma ha riconosciuto l’ambiente protetto delle piattaforme internet.
NetChoice sostiene che la loro lotta è essenziale per proteggere la libertà di parola online, dato che ogni nuova ondata tecnologica nella storia ha sollevato dibattiti simili.
“Siamo convinti che il Primo Emendamento debba applicarsi completamente nell’era digitale,” ha dichiarato Chris Marchese, direttore di NetChoice. “Il controllo governativo online è incostituzionale quanto il controllo offline, e non c’è nulla nelle nostre cause che non sia già stato supportato dai tribunali.”
Dall’altro lato, alcuni esperti e accademici sostengono che le battaglie portate avanti da colossi come Google e Meta stiano distorcendo il senso originario del Primo Emendamento.