Nella corsa alle elezioni presidenziali del 2024, i meme si stanno rivelando un’arma potente e pericolosa nel panorama politico americano. Questi contenuti stanno ridefinendo il modo in cui i candidati raggiungono e coinvolgono gli elettori, riuscendo a generare narrazioni efficaci e a creare connessioni che vanno oltre i tradizionali mezzi di comunicazione.
In un panorama mediatico sempre più frammentato, i meme vengono spesso utilizzati per “rigirare la frittata”, trasformando momenti potenzialmente imbarazzanti in punti di forza. Anche Doug Busk, ex consigliere della campagna di Obama, sostiene che approcciare un meme in modo autoironico possa trasformare una debolezza in un vantaggio.
Kamala Harris protagonista di fenomeni virali
Dalla sua candidatura ufficiale, la vicepresidente Kamala Harris è diventata protagonista di fenomeni virali come “brat summer”, “femininomenon”, e meme sul cocco, che hanno contribuito a rafforzare la sua immagine online.
Parallelamente, i sostenitori di Donald Trump hanno risposto con la diffusione della celebre immagine del pugno dopo il recente attentato e il revival della “Trumpmania” di Hulk Hogan durante il congresso nazionale dei repubblicani (RNC). Episodi che dimostrano come anche Trump stia puntando sulla strategia dei meme per influenzare l’elettorato.
La comunicazione attraverso i meme, tuttavia, comporta rischi significativi. La loro durata è estremamente breve e, se percepiti come forzati o non autentici, possono rapidamente ritorcersi contro chi li promuove.
Questa strategia di comunicazione, seppur rischiosa, ha dimostrato di essere efficace quando si basa su una verità percepita e riflette l’autenticità del candidato. Il 2016 ha visto un Trump divertente e scherzoso sui social, mentre la sua campagna del 2020 è stata caratterizzata da meme più vendicativi e arrabbiati.
I numeri parlano chiaro
I numeri parlano chiaro: secondo Hootsuite, piattaforma di social listening, Kamala Harris è stata menzionata circa 46 milioni di volte sui social media negli ultimi 30 giorni, con un aumento vertiginoso del 62.800%. Donald Trump, pur mantenendo una presenza solida con 34 milioni di menzioni, è stato superato in termini di visibilità. Anche altri candidati, come Tim Walz e Vance, hanno ottenuto una discreta attenzione online, con 12 e 11 milioni di menzioni rispettivamente.
Un dato interessante è il sentiment online: Harris e Walz godono di un sentiment leggermente migliore rispetto a Trump e Vance, indicando che la loro strategia digitale potrebbe essere meglio percepita dal pubblico. Inoltre, i meme “Laffin’ Kamala”, promossi dalla destra, non hanno ottenuto lo stesso livello di coinvolgimento dei meme “Brat” e “coconut tree”, che sono diventati virali in modo più naturale.
Verso il congresso nazionale dei democratici (DNC)
Questa crescente dipendenza dai meme pone una domanda: riusciranno i democratici a tradurre lo slancio digitale in un impatto tangibile durante il loro congresso nazionale (DNC) della prossima settimana? Con centinaia di influencer pronti a creare contenuti e la trasmissione in streaming su TikTok, Instagram e YouTube, la risposta potrebbe segnare una svolta decisiva in questa campagna elettorale.