Per la prima volta nella storia, una convention democratica ha riconosciuto ufficialmente il ruolo che le piattaforme social giocano nel raggiungere decine di milioni di elettori, specialmente quelli più giovani che sempre meno si rivolgono alle fonti di informazione tradizionali. “Stiamo dando ai creator un posto in prima fila nella storia”, ha detto Matt Hill, direttore comunicazione della Convention Nazionale Democratica (DNC), evidenziando come l’evoluzione del panorama mediatico abbia spinto i democratici a innovare le loro strategie di comunicazione.
Gli oltre 200 influencer accreditati godono di evidenti privilegi, con accesso a una sala dedicata nello United Center di Chicago e a una postazione sulla piattaforma della Convention che facilita l’accesso ai protagonisti dell’evento, dove possono creare contenuti per i loro milioni di follower. Un supporto che i giornalisti tradizionali, in molti casi relegati in spazi meno favorevoli e con accessi più limitati, non hanno ricevuto. Senza dimenticare che 5 content creator hanno avuto l’onore di salire sul palco della Convention.
La frustrazione dei media tradizionali
Mentre gli influencer prosperano in questa nuova dinamica, i giornalisti di lunga data esprimono il loro disappunto per le difficoltà incontrate durante la convention in corso in questi giorni: da “le peggiori condizioni di lavoro delle 20 convention di cui mi sono occupato” a “Ci è vietato avvicinarci alle cabine televisive per intervistare le persone”.
A queste frustrazioni si aggiunge la considerazione che mentre i guadagni dei content creator dipendono da visualizzazioni, clic ed entrate pubblicitarie, i giornalisti rimangono ancorati a uno stipendio fisso indipendente dai loro articoli, sottolineando una differenza fondamentale nel modo in cui i due gruppi operano.
A queste critiche ha risposto Rob Flaherty, stratega digitale della campagna di Kamala Harris: “Nessuno sta sostituendo nessuno”, facendo riferimento alla convivenza tra media tradizionali e content creator.