La disinformazione progressista

Di il 03 Settembre, 2024
La disinformazione progressista
Il dibattito sulla disinformazione online ha sempre riguardato le fake news provenienti dagli ambienti di destra. Ma nelle ultime settimane, diverse teorie del complotto hanno iniziato a diffondersi anche a sinistra

Per anni, il dibattito sulla disinformazione online si è concentrato sulle fake news che circolano negli ambienti di destra. Oggi, tuttavia, sempre più teorie complottiste provenienti dalla sinistra si stanno diffondendo online.

La disinformazione generata dalla sinistra 

Alcuni funzionari eletti, insieme a un importante consulente politico del miliardario co-founder di Linkedin, Reid Hoffman, hanno recentemente fatto circolare l’ipotesi, senza prove, che l’ex presidente Donald Trump potrebbe aver inscenato il tentativo di assassinio contro sé stesso avvenuto lo scorso luglio. 

Mark Hamill, attore e sostenitore del partito democratico con più di cinque milioni di follower su X, invece, ha criticato una proposta politica conservatrice facendo riferimento a temi che non erano presenti nel documento. 

Inoltre, il mese scorso, la campagna presidenziale della vicepresidente Kamala Harris ha sostenuto che Trump fosse confuso riguardo al luogo in cui si trovava durante una tappa della campagna, portando così i suoi follower ad affermare che Trump soffre di un declino cognitivo.

Né Mark Hamill né la campagna di Harris hanno commentato le loro dichiarazioni mentre l’assistente di Hoffman si è scusato.

Disinformazione ed elezioni presidenziali

Esperti e ricercatori sono preoccupati che la nuova ondata di fake news generate dalla sinistra possa ulteriormente polarizzare il dibattito politico prima delle elezioni di novembre. Secondo un sondaggio condotto a luglio da Morning Consult, più di un terzo dei sostenitori del presidente Biden pensava che il tentato omicidio di Trump fosse una messinscena.

I ricercatori credono che l’attuale clima di campagna elettorale alimenti la diffidenza e la confusione degli elettori, creando così terreno fertile per la diffusione di teorie complottiste, che secondo gli studi si radicano proprio in momenti di stress e sconvolgimento come questo.

Le teorie del complotto generate dalla sinistra dopo la sparatoria 

La sparatoria al comizio in Pennsylvania è diventata un punto di riferimento per le teorie del complotto. Voci infondate che Trump avesse inscenato la propria sparatoria si sono trasformate in vere e proprie teorie complottiste,condivise sia da utenti anonimi che da influencer liberal con centinaia di migliaia di follower sui social media.

Alcuni influencer popolari su X e Threads, infatti, sostengono che degli agenti segreti erano coinvolti nel piano, mentre altri sostengono che il sangue del proiettile che ha colpito l’orecchio di Trump fosse in realtà ketchup. Tutte accuse divulgate senza alcuna prova.

Le menzioni della parola “staged” (inscenato) sono aumentate vertiginosamente su X nei giorni successivi alla sparatoria, superando le 300.000 citazioni. Secondo un report di NewsGuard, società che monitora la disinformazione online, alcuni utenti di sinistra, dopo aver diffuso le teorie del complotto, hanno visto crescere significativamente il numero dei loro follower.

Fake news: sinistra vs. destra

I ricercatori hanno evidenziato che le fake news diffuse tra i progressisti non sono così radicate come quelle presenti negli spazi online della destra. Diversi studi, infatti, hanno dimostrato che la destra è più incline a condividere notizie false. Inoltre, esperti della Northeastern University hanno scoperto che i democratici, in generale, sono più abili dei repubblicani nel distinguere le notizie vere da quelle false.

Le ricerche hanno anche dimostrato che Trump svolge un ruolo importante nella diffusione delle fake news a destra, fungendo da megafono e spingendo influencer e politici a diffondere falsità; al contrario, la disinformazione generata dalla sinistra, tende a nascere dai singoli utenti.

“C’è una netta differenza tra quello che senti episodicamente dalla sinistra e la produzione sistematica di roba abbastanza vile e pericolosa che vediamo da anni uscire dall’ecosistema di destra” 

ha detto Steven Livingston, direttore e fondatore dell’Istituto per i Dati, la Democrazia e la Politica della George Washington University.

I siti di fact-checking contro la disinformazione

Per molti americani, i social media sono diventati la fonte principale di informazione, dove la viralità — e l’esagerazione — prevalgono. Questa situazione ha favorito lo sviluppo dei fact-checker, piattaforme che verificano la veridicità delle informazioni presenti online, nel tentativo di contrastare la diffusione delle fake news.

Secondo i critici, però, il processo tradizionale di fact-checking non è adatto a contrastare le falsità provenienti dalla sinistra:

“Poiché la maggior parte di ciò che dicono i democratici è dimostrabilmente — o almeno discutibilmente — vero, i fact-checker per smentire le fake news provenienti dalla sinistra, devono precisare anche il minimo dettaglio” 

ha scritto Dan Froomkin, fondatore di Press Watch, un sito web no-profit che si occupa di giornalismo politico.

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