La crescita di Substack, arrivato a cinque milioni di abbonati paganti

Di il 13 Marzo, 2025
substack moda
Il riposizionamento della piattaforma per attirare i creator preoccupati dal destino di TikTok sta pagando. E si aggiungono anche giornalisti e conduttori in fuga dalle emittenti

È un periodo incerto per l’industria editoriale, soprattutto negli Stati Uniti, dove TikTok rischia di chiudere i battenti dal prossimo 5 aprile e la Casa Bianca ha ingaggiato una battaglia senza precedenti contro le più importanti testate ed emittenti. Da questa situazione possono trarne beneficio nuove piattaforme, come Substack, arrivato a cinque milioni di abbonati paganti.

Nato come servizio di newsletter per scrittori, giornalisti e blogger, ha man mano ampliato i suoi servizi, introducendo strumenti – uno su tutti, i video brevi – per porsi come alternativa ai social media.

L’obiettivo è attirare anche i content creator e le figure ibride nel mondo dell’informazione, i cosiddetti journo-influencer, per i quali ha di recente lanciato un’iniziativa da 20 milioni di dollari.

La strategia sembra funzionare.

Hamish McKenzie, cofondatore di Substack, ha detto a Hollywood Reporter che l’anno scorso la metà dei 250 account più seguiti utilizzava contenuti audio e video. Oggi la percentuale è salita all’82%.

Gli iscritti a pagamento sulla piattaforma hanno raggiunto i cinque milioni, in crescita di un milione rispetto allo scorso novembre e due in più di un anno fa.

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Jim Acosta, ex conduttore della trasmissione Cnn Newsroom with Jim Acosta, ha lanciato il Jim Acosta Show su Substack. Foto: Wikimedia Commons.

Grazie, presidente

Eppure, i nomi che McKenzie menziona sono tutti giornalisti televisivi e di quotidiani che hanno lasciato la propria testata di riferimento e hanno trovato in Substack il posto giusto per pubblicare i propri contenuti – scritti e video – in libertà e guadagnarci in poco tempo.

Jim Acosta, ex conduttore della Cnn, Joy Reid, presentatrice del programma The ReidOut, licenziata da Msnbc, Jen Rubin, storica firma del Washington Post, contrario alle nuove posizioni assunte dal quotidiano.

Quello che accomuna questi tre giornalisti è la loro forte opposizione al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Molte emittenti, per evitare di essere presi di mira in modo sistematico dalla Casa Bianca e salvaguardare la propria linea editoriale, stanno mettendo in pratica delle operazioni di facciata che mostrino all’amministrazione di Washington la loro volontà di instaurare un dialogo costruttivo.

Parte di questa strategia implica ridurre lo spazio, se non allontanare, le voci più critiche nei confronti di Trump.

Substack ringrazia.

“L’anno è iniziato col botto, a causa dell’instabilità politica. Molte perone stanno cercando di orientarsi in questo scenario. Le persone cercano nuove opinioni, spinte dall’intensa polarizzazione fra sentimenti pro e anti-Trump”, ha detto McKenzie.

“Allo stesso tempo, i media tradizionali stanno attraversando una fase di difficoltà. Lo vediamo in tv, con figure di spicco che abbandonano le principali testate”, ha aggiunto. “Jim Acosta ha lasciato la Cnn, Joy Reid la Msnbc, Jen Rubin il Washington Post e Paul Krugman il New York Times“.

Tutti questi fattori, secondo il cofondatore di Substack, “hanno accelerato una crescita già in atto, probabilmente anticipando il traguardo dei cinque milioni di abbonamenti a pagamento rispetto alle previsioni”.

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E poi c’è TikTok

Il secondo fattore di spinta, che invece riguarda i content creator più da vicino, è il destino incerto di TikTok negli Stati Uniti.

Da mesi, Substack sta attuando una politica di reclutamento, sfruttando il “rischio di un possibile divieto” dell’app cinese, e “l’importanza per i creator di controllare il rapporto con il proprio pubblico, senza essere totalmente dipendente dalle piattaforme e dalle loro regole in continua evoluzione”, ha sottolineato McKenzie.

Substack ha quindi sviluppato una serie di nuovi servizi per creare video e contenuti audio e nuove funzioni dedicate a “chi trascorre tutto il tempo su mobile, utilizzando piattaforme come TikTok, Instagram o YouTube”.

Il riposizionamento dell’azienda passa da nuovi strumenti come i video in diretta – Substack Live -, in grado di creare contenuti simili ai podcast, e dalla capacità di favorire collaborazioni pubblicitarie fra influencer presenti sull’applicazione e aziende.

In una fase in cui le big tech, da X e Meta, fino a Google e LinkedIn, hanno fatto passi indietro sulle loro iniziative per il controllo e la moderazione dei contenuti – in alcuni casi smantellandole -, la piattaforma fondata da McKenzie, Jairaj Sethi e l’amministratore delegato Chris Best può rappresentare un porto sicuro per gli inserzionisti.

Substack permette a giornalisti e creator di “instaurare un rapporto diretto con il pubblico e usufruire di un modello di monetizzazione molto efficace grazie agli abbonamenti”, ha sottolineato McKenzie.

Conquistandosi quello che su molte altre piattaforme concorrenti è ormai improbabile: “la propria autonomia”.

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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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