Kamala Harris: virale su TikTok, sconfitta alle urne

Di il 11 Novembre, 2024
kamala harris tiktok
Nonostante il successo su TikTok e il sostegno dei giovani, Kamala Harris non è riuscita a convertire il boom di visualizzazioni in voti. Quali errori ha commesso e cosa può insegnare la sua campagna digitale ai futuri candidati?

La campagna elettorale di Kamala Harris ha ottenuto un’enorme visibilità su TikTok, attirando milioni di visualizzazioni e creando un forte seguito tra i giovani (un pubblico storicamente vicino ai democratici). Tuttavia, anche con meme virali, endorsement e una strategia social considerata innovativa, la popolarità online di Harris non ha avuto l’impatto sperato alle urne. Con l’elettorato maggiormente interessato a questioni come economia e immigrazione, molti si chiedono se la campagna abbia mancato di sostanza e se la viralità sui social possa realmente influenzare i risultati politici. 

Harris ha conquistato (solo) TikTok

In soli 107 giorni di campagna, la vicepresidente Kamala Harris è riuscita a ottenere un seguito virale, diventando un fenomeno sui social con meme divertenti e montaggi a ritmo di musica, grazie a un’ondata di contenuti creati da professionisti e supporter. Tuttavia, la viralità su TikTok – l’app di video brevi che potrebbe essere vietata negli Stati Uniti già a gennaio – si è dimostrata insufficiente per ottenere una vittoria. 

Un ecosistema frammentato

Sebbene Harris abbia goduto di una fase mediatica positiva su TikTok, in realtà la campagna di Trump non era molto lontana. Infatti, secondo un’analisi del Washington Post, Harris ha accumulato oltre 3,4 miliardi di visualizzazioni su TikTok attraverso il suo account personale, quello di Walz e quello della campagna da quando ha lanciato il suo account personale a febbraio. La campagna di Trump, invece, ha raggiunto 3,2 miliardi di visualizzazioni da quando il tycoon ha aperto il suo account a giugno. 

“Quello che sembra un fenomeno significativo su internet spesso è più ridotto nella realtà”, ha detto Eli Pariser, autore di “The Filter Bubble”, che nel 2011 ha coniato il termine per descrivere come gli algoritmi alterano la nostra percezione. “Il nostro ecosistema mediatico è ora così frammentato che è difficile capire dove ci troviamo al suo interno,” ha detto Pariser. “Perdi il riferimento, non puoi capire quanto ciò che vedi sia rappresentativo”.

Cosa è andato storto?

Eric Wilson, esperto di campagne repubblicane, ha detto che, sebbene Harris abbia vinto tra gli elettori più giovani (18-29 anni), tra quelli di 30-44 anni ha ottenuto solo un punto percentuale in più rispetto a Trump. In un’elezione in cui la presenza online poteva determinare il successo, Trump ha raggiunto comunità diverse tramite podcast, eventi UFC e piattaforme social come X e Truth Social.

Nonostante l’entusiasmo dei sostenitori di Harris su TikTok, i suoi contenuti potrebbero aver colpito un target già acquisito, più che i nuovi elettori. Inoltre, molti esperti sostengono che la campagna di Harris abbia puntato troppo sull’apparenza e poco sulla sostanza. Pur riuscendo a entusiasmare gli utenti di TikTok, i contenuti virali non offrivano risposte chiare sui temi principali come economia e immigrazione. 

Le piattaforme social moderne, in particolare TikTok, pongono sfide in termini di comprensione del reale impatto sugli elettori. Il suo algoritmo poco trasparente rende difficile sapere chi viene effettivamente raggiunto. Anche gli esperti di campagne digitali faticano a misurare come la viralità si traduca in risultati concreti, e ciò che appare popolare in un feed può essere invisibile in un altro.

La politica dirà addio a TikTok?

Nonostante i risultati deludenti, la strategia di Harris su TikTok ha aperto nuove possibilità. La sua esperienza evidenzia ancora una volta come i social media possano plasmare le opinioni politiche, soprattutto per le generazioni più giovani. Se TikTok non verrà vietato negli Stati Uniti, diversi esperti prevedono di rafforzare il link tra social media e mobilitazione elettorale, mantenendo la viralità come strumento per educare politicamente i nuovi elettori.

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