(nella foto Giuseppe Tripoli, Segretario generale di Unioncamere)
L’Italia, nonostante la crescita dal 2019 al 2023, rimane fra i paesi a più bassa propensione imprenditoriale, posizionandosi al 36esimo posto nel ranking mondiale. La significativa riduzione della tendenza ad avviare nuove imprese è emersa dal Rapporto GEM Italia 2023- 2024, presentato oggi a Roma, presso Unioncamere, da Universitas Mercatorum – l’Università delle Camere di Commercio Italiane del Gruppo Multiversity – che ha evidenziato anche come il rapporto tra donne che si attivano imprenditorialmente e uomini è pari al 40%, nel caso di imprese già avviate, e al 60% se si considera l’avvio di un’attività.
“Purtroppo – ha sottolineato il Segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli – in Italia le imprese giovanili si sono ridotte di oltre 40.000 unità negli ultimi dieci anni, con perdite in tutti i settori tranne nei servizi, principalmente in quelli innovativi. Infatti, soprattutto negli ultimi anni il numero di start up innovative è più che raddoppiato (circa 15.000 unità) crescendo soprattutto nei settori a più alta intensità di tecnologia e innovazione”.
Il rapporto GEM Italia – ideato per fornire una panoramica approfondita della situazione imprenditoriale italiana, ha interessato 46 paesi e coinvolto con interviste dirette oltre 100 mila individui e, in Italia, 2000 persone nel corso del 2023 – evidenzia segnali di ripresa negli ultimi anni, soprattutto dopo il periodo di crisi economica causato dalla pandemia. Il TEA (Total Early Stage Entrepreneurial Activity), principale indicatore di attività imprenditoriale, è infatti aumentato dal 2% nel 2020 all’8% nel 2023, confermando una ripresa post-Covid. Un altro elemento significativo è rappresentato dall’importanza dell’istruzione nell’incentivare la managerialità, con una maggiore propensione tra i laureati (in Italia il TEA relativo ai laureati è superiore al 10% contro il TEA relativo ai non laureati che è di poco superiore al 5%): in questo senso, la bassa percentuale di giovani con una laurea spiega la poca propensione ad avviare nuove aziende e avere spirito imprenditoriale.
Secondo Alessandra Micozzi, Professoressa Ordinaria di Economia Applicata e Preside della Facoltà di Scienze della Società e della Comunicazione Universitas Mercatorum “malgrado la ripresa degli ultimi anni, l’indagine GEM mostra un dato allarmante: l’Italia rimane fra i paesi a più bassa propensione imprenditoriale e tra quelli nei quali è più ampio il gap fra la propensione imprenditoriale della popolazione e l’effettiva attivazione di nuove imprese. A spiegare il gap tra propensione e attivazione vi sono sia fattori soggettivi, come la minore propensione al rischio, sia fattori di contesto, come la carenza di opportunità, le difficoltà regolamentari e normative”.
Per contrastare il ritardo dell’Italia in questo campo l’Universitas Mercatorum attiverà a giugno il Contamination Lab, un programma di alta formazione all’imprenditorialità aperto a studenti, dottorandi e assegnisti.