Recentemente, un’indagine federale ha rivelato che Tenet Media, una società di media del Tennessee, in collaborazione con alcuni influencer di destra come Benny Johnson, Tim Pool e Dave Rubin, ha ricevuto finanziamenti significativi dall’emittente russa RT per diffondere propaganda russa sulle piattaforme social.
Molti di questi influencer si definiscono “indipendenti” presentandosi come voci libere contro il sistema e promuovendo un’immagine populista e anti-establishment. Ma il caso dimostra che questi canali di destra sono tutt’altro che indipendenti, da qui l’urgenza di una maggiore trasparenza sui modelli di finanziamento nell’economia dei content creator.
Tenet Media ha ricevuto quasi 10 milioni di dollari, distribuiti tra una rete di YouTuber e podcaster. Per la campagna di propaganda e disinformazione, gli influencer di Tenet Media hanno pubblicato centinaia di video sui social media che promuovevano i punti di vista del Cremlino, condivisi su piattaforme come YouTube, Facebook, Instagram, X e TikTok, raggiungendo decine di milioni di spettatori.
I content creator di destra dominano il panorama mediatico
Secondo il Dipartimento di Giustizia americano, Benny Johnson, Tim Pool e Dave Rubin venivano pagati 400.000 dollari al mese (almeno 100.000 dollari per ogni video su YouTube), dall’emittente russa RT. Johnson avrebbe persino negoziato un bonus di 100.000 dollari solo per firmare l’accordo. Cifre esorbitanti, considerando che il salario medio annuo di un giornalista è di 57.500 dollari, secondo il Bureau of Labor Statistics. Gli influencer hanno dichiarato di essere vittime inconsapevoli ingannate dall’azienda, poiché ignoravano l’origine dei finanziamenti. Tuttavia, è difficile non interrogarsi sulla ragione di tali cifre ben superiori agli standard dell’industria.
L’episodio, in realtà, è molto familiare agli ambienti di destra, che da decenni punta su personaggi mediatici molto carismatici. Dopo aver puntato molto sulle star della radio negli anni ’80 e ’90, con la proliferazione dei social media hanno iniziato a investire negli influencer, che combinano intrattenimento, opinionismo politico e messaggi di estrema destra in video su YouTube, meme su Instagram e podcast.
Ma da quando, a partire dal 2010, i content creator di destra iniziarono sempre più a essere esclusi dalle piattaforme di social media tradizionali, è nato un intero ecosistema di piattaforme e metodi alternativi, progettato per aiutare gli influencer estremisti a monetizzare e a creare un pubblico. Rumble, una piattaforma di condivisione video simile a YouTube, sostenuta dal miliardario Peter Thiel, ha iniziato a pagare centinaia di migliaia di dollari agli influencer di estrema destra e ai content creator anti-vax nel 2021. DLive, la versione di destra di Twitch, ha permesso agli influencer che hanno assalito il Campidoglio, il 6 gennaio di tre anni fa, di guadagnare migliaia di dollari trasmettendo in diretta quell’evento. Infine, X, con Musk, ha pagato centinaia di migliaia di dollari per sostenere account di influencer di destra.
L’ecosistema dei content creator di destra
Il forte sostegno finanziario di cui gode l’ecosistema dei content creator di destra permette agli estremisti di finanziare team di produzione professionali, campagne pubblicitarie sui social media e iniziative di marketing che offrono loro un vantaggio competitivo online. Al contrario, i creator progressisti devono fare affidamento su donazioni modeste e campagne di crowdfunding per sostenere il proprio lavoro. Uno squilibrio finanziario che rende quasi impossibile per i content creator di sinistra eguagliare la portata o la qualità della produzione dei loro colleghi di destra.
Poiché i media guidati dai creator sono sempre più centrali nel consumo di notizie, la mancanza di trasparenza sui finanziamenti rappresenta una minaccia per l’integrità dell’informazione. Diversamente dai media tradizionali, l’economia dei creator è poco trasparente, esponendo il pubblico a manipolazioni da parte di interessi di terzi.