La presenza del proprietario miliardario del Los Angeles Times, Patrick Soon-Shiong, nella redazione del giornale diventa sempre più ingombrante, le sue interferenze più esplicite.
L’ultimo caso, riportato dal New York Times, riguarda la decisione di Soon-Shiong di vietare la pubblicazione di un editoriale critico verso le nomine governative di Donald Trump. L’unica opzione per autorizzare l’articolo, ha fatto sapere l’imprenditore, sarebbe stata aggiungere un altro commento di opinione opposta.
L’articolo aveva il titolo “Le scelte per il gabinetto di Donald Trump non sono normali. Il Senato dovrebbe seguire il proprio processo di conferma”.
Il giornalista che lo aveva scritto sostiene che il Senato avrebbe dovuto attendersi al tradizionale meccanismo di conferma dei candidati individuati dal presidente eletto, invece di accettare la proposta di Trump di fare nomine durante i momenti di sospensione delle attività del Congresso. Si tratta della pratica del cosiddetto recess appointment ed è già stata utilizzata da George W Bush, Bill Clinton e Barack Obama.
L’editoriale non è stato pubblicato.
Senza sbilanciarsi
L’intrusione per fermare la pubblicazione dell’editoriale è l’ultima di una serie di episodi che ha visto Soon-Shiong incidere sulle pubblicazioni della sezione opinioni del Los Angeles Times.
La prima, la più eclatante, ha riguardato il quotidiano californiano e il Washington Post ed è stato il divieto di appoggiare un candidato alle elezioni presidenziali. Per entrambe le testate, la scelta era Kamala Harris. Ma, in tutti e due i casi, i rispettivi proprietari hanno vietato l’endorsement.
La decisione della proprietà aveva portato alle dimissioni di Mariel Garza, direttrice del Los Angeles Times.
Opinioni deboli
Gli editorialisti del quotidiano hanno poi ricevuto un’ulteriore subdola stretta sui propri contenuti. Soon-Shiong ha fatto realizzare uno strumento chiamato bias meter, giustificando la sua scelta con il fatto di voler assicurare ai lettori la massima oggettività.
Il bias meter è un misuratore di faziosità che, attraverso l’intelligenza artificiale, permette al pubblico di valutare se gli articoli presentano pregiudizi derivanti dalle posizioni ideologiche dei giornalisti.
Basta cliccare e i lettori potranno “avere entrambe le versioni della stessa notizia” e lasciare un commento.
Soon-Shiong ha annunciato che avrebbe introdotto questo strumento in un’intervista al podcast di Scott Jennings, un ex giornalista conservatore della Cnn.
Poco dopo, il proprietario del giornale ha informato la redazione e i lettori che lo stesso Jennings sarebbe entrato a far parte del board della redazione della testata. Lo scopo sarebbe quello di avere una composizione equilibrata nei ruoli decisionali della testata a livello di opinioni politiche. Tuttavia, secondo il Nyt, Jennings sarà un collaboratore esterno e non un membro dell’organo direttivo giornale.
Fatto sta che le decisioni di Soon-Shiong stanno minando l’indipendenza del giornale e della sua linea editoriale, decisa dal direttore e parte imprescindibile dell’identità di una testata, con la scusa di voler garantire l’obiettività.
L’obiettività si traduce con una linea editoriale più favorevole al presidente eletto. Lo dimostra l’articolo che ha sostituito l’editoriale sulle nomine del presidente eletto. Il commento scelto al suo posto si intitola “Trump ha l’opportunità di diventare un vero presidente dell’istruzione”.