L’ultimo accordo di OpenAI è con il Guardian

Di il 18 Febbraio, 2025
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Grazie al contratto ufficializzato nel giorno di San Valentino, ChatGpt utilizzerà l'archivio della testata inglese che, un giorno prima, aveva fatto causa all'azienda di IA Cohere

È il Guardian l’ultimo gruppo editoriale a stringere un accordo con OpenAI, la società di intelligenza artificiale guidata dall’amministratore delegato Sam Altman.

Si tratta di un accordo di licenza, uno dei contratti più diffusi tra le aziende di IA e gli editori.

In base alla collaborazione, ufficializzata venerdì 14 febbraio, il Guardian consentirà a ChatGpt di utilizzare i suoi articoli per addestrare la piattaforma e rispondere agli utenti. In cambio riceverà un compenso economico e, naturalmente, il chatbot di OpenAI citerà il giornale inglese tra le sue fonti.

Secondo i termini del contratto, scrive il Guardian stesso, ChatGpt si potrà servire dell’archivio del quotidiano per rispondere alle domande e pubblicare riassunti ed estratti degli articoli.

In più, la testata avrà accesso alla tecnologia dell’azienda di Altman all’interno della redazione per sviluppare strumenti interni e nuovi servizi da offrire ai suoi lettori.

A giugno del 2023, il Guardian aveva pubblicato le sue linee guida sull’approccio con l’IA generativa e, come ha sottolineato Press Gazette, una di queste si basa sul “grado in cui essi hanno tenuto conto di questioni chiave come autorizzazioni, trasparenza e giusto compenso”.

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Foto: Flickr.

Il Guardian e l’IA

La testata londinese intende l’intelligenza artificiale come uno strumento a beneficio dei lettori, il cui utilizzo deve avvenire esclusivamente sotto la gestione umana delle attività.

Soltanto un giorno prima di firmare l’accordo con OpenAI, il Guardian e altri 13 editori – fra cui Condé Nast, The Atlantic, Forbes Media e Politico – avevano fatto causa all’azienda canadese di IA Cohere per lo sfruttamento non autorizzato dei prodotti giornalistici e, dunque, violazione del copyright.

Cohere è accusata di aver utilizzato gli articoli pubblicati dalle testate di proprietà di questi 14 gruppi editoriali per addestrare il proprio sistema di intelligenza artificiale.

Così come Reuters, anche Guardian Media Group ha firmato un contratto con una società di IA, in questo caso con OpenAI, mentre è in causa con un’altra, ossia Cohere.

Reuters, invece, ha iniziato lo scorso ottobre una collaborazione con Meta, consentendo ai chatbot dei social media del gruppo di Mark Zuckerberg di utilizzare le proprie notizie per rispondere alle domande degli utenti.

Dall’altro lato, nel 2020 l’agenzia di stampa inglese aveva denunciato la startup di IA Ross Intelligence – società ora chiusa – per violazione del copyright sui suoi articoli e ha vinto la causa la scorsa settimana.

Sono solo due esempi del rapporto tormentato dell’industria dei media con le società di AI, fatta di collaborazioni di diverso tipo e scontri in tribunale, come quello che vede il New York Times e altri otto quotidiani locali statunitensi opporsi proprio a OpenAI e Microsoft.

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