Il Gruppo Sole 24 Ore non fa in tempo a festeggiare l’uscita dalla grey list che si trova a dover gestire il malumore della redazione, che ha tutte le ragioni per esprimere un disagio ben motivato. I giornalisti del quotidiano di Confindustria accolgono naturalmente con favore il ritorno all’utile di bilancio, dopo tanti anni di sofferenza, ma non possono fare a meno di presentare all’azienda un lungo Cahiers de doléances, contenuto in un comunicato sindacale pubblicato oggi.
Il risultato positivo è stato raggiunto infatti con il ricorso a tutti gli ammortizzatori disponibili, dalla cassa integrazione ai prepensionamenti, con una riduzione di organico del 25% in 10 anni (da 230 a 177 redattori), con carichi di lavoro aumentati e retribuzioni diminuite in media di tremila euro; a fronte di incrementi salariali per amministratrice delegata, prima fila di manager e componenti del Cda.
Non bastasse ciò, mentre il vertice aziendale rivendica il successo e lo sviluppo dei prodotti dell’area servizi professionali e formazione e dell’area eventi, a soffrire è proprio il core business, vale a dire l’area publishing, con una diffusione in calo sia sul versante carta (-6%) sia su quello digitale (-2%), una flessione dei browser unici sul sito (-10%) e la riduzione al lumicino delle sedi di corrispondenza estere: per dirne solo una New York non ha più il tradizionale punto di riferimento del Sole 24 Ore.
Last but not least, il vero punto critico dell’informazione di questi ultimi anni, vale a dire il confine sempre più labile tra informazione e marketing, che i colleghi del Corriere della Sera hanno già più volte lamentato. L’esempio citato è quello del festival dell’economia di Trento, un evento indiscutibilmente di successo ma anche un grande impegno per la redazione, con decine di giornalisti in trasferta per decide di pagine prodotte, “in larga parte per fare fronte a richieste autoreferenziali”, come denuncia il comitato di redazione in uno stralcio dell’intervento svolto nel corso dell’assemblea degli azionisti.
Il timore dei giornalisti, che il giornale sia “solo vetrina di ogni iniziativa estranea all’informazione (dal marketing, alla pubblicità, alla formazione), è tutt’altro che infondato, piuttosto realtà di ogni giorno”.
E il Gruppo sole 24 Ore cosa risponde? Sottolinea il ritorno all’utile dopo 14 anni e il percorso di crescita avviato e continuato anche nel 2023 e conferma la validità del modello di business, sempre più sostenibile e multimediale, in linea con i tre pillars digitalizzazione, internazionalizzazione e valorizzazione del brand, confermati dal piano industriale 2024-2027. Viene poi dato il giusto riconoscimento alle “persone e al management che le ha guidate verso il raggiungimento di obiettivi sfidanti”, nel solco di una storia “iniziata oltre 150 anni fa”, che continua oggi “a rinnovarsi e a evolversi, ma sempre mantenendo inalterate la propria identità e autorevolezza, sia attraverso le pagine del Quotidiano, sia attraverso le diverse iniziative e attività che compongono, una per una, l’anima di questo importante e storico Gruppo italiano”.
Parole di orgoglio, ma forse non esattamente una risposta alle critiche puntuali dei giornalisti.