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Mathias Döpfner, chief executive di Axel Springer – il gruppo editoriale tedesco quotato in borsa che possiede, tra gli altri, Die Welt, Business Insider e Politico – si è espresso su Politico in favore del discorso del vice di Donald Trump. J. D. Vance, infatti, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco aveva creato generale scalpore, constatando dal suo punto di vista una certa oppressione della libertà di espressione in Europa.
I rapporti tra Döpfner e Politico
Politico è indiscutibilmente un’autorità nella copertura della grand politique e delle politiche (Politics, Policy, Political News recita il sottopancia della testata). Da Washington a Bruxelles, è un punto di riferimento quotidiano per entrambe le sponde dell’oceano, contando più di 1000 dipendenti distribuiti tra Europa e Nord America.
Nel 2021, Robert Allbritton ha venduto Politico – assieme a Politico Europe e Protocol, la sezione che si occupa di tecnologia – alla Axel Springer SE per più di un miliardo.
Mathias Döpfner, con le trattative in corso, aveva assicurato rispetto della libertà editoriale e dell’indipendenza delle news room, ma solo qualche mese fa è stata registrata un’emorragia interna di redattori ed editorialisti, insoddisfatti delle nuove linee editoriali imposte dall’assetto proprietario.
Con l’insediamento del nuovo Presidente alla Casa Bianca, sembrano aumentati i tentativi da parte di Döpfner di rabbonirlo, in risposta alle invettive che ne denunciano la mancanza di terzietà. In questa ottica vanno compresi i suoi movimenti recenti: dopo aver incoraggiato l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, ha evitato di esprimersi sul nuovo X. Invece, ha supportato la chiusura di TikTok anche in Europa, cavalcando il dibattito americano sul social cinese.
Una direzione, quella del chief executive, che fa comprendere lo smarrimento dei membri della redazione rispetto alla precedente proprietà. Proprio l’ex-proprietario Allbritton, ha recentemente fondato Notus, un “ospedale didattico” per formare la nuova generazione di giornalisti ed esperti di informazione.
Cosa ha detto JD Vance alla Conferenza di Monaco
“Quello che mi preoccupa è la minaccia interna all’Europa”, ha esordito così J.D. Vance, accusando il continente di non garantire a sufficienza la libertà di espressione e opinione.
Trattandosi di una Conferenza sulla Sicurezza, è apparso alquanto inconsueto che il Vice capo di stato americano abbia deciso di costruire il suo discorso attorno ai presunti danni apportati dalla censura alle nostre democrazie.
“Credo che non ci possa essere sicurezza se siete spaventati da voci, opinioni e coscienze che guidano i vostri popoli”, ha poi aggiunto Vance davanti alla diplomazia europea colta di sorpresa.
L’endorsement inatteso di Döpfner
A distanza di qualche giorno, la risposta su Politico. Un discorso definito “stimolante”, da non prendere alla lettera. Insomma, Döpfner incoraggia i “lamentosi” europei a non prendersela troppo, come di recente ha fatto Luigi Mascheroni a proposito di Espresso Macchiato, la hit estone in concorso all’Eurovision.
Se noi italiani non possiamo prendercela per un caffè e qualche pregiudizio, gli europei non dovrebbero prendersela per essere accusati di autoritarismo, censura, dittatura dell’opinione.
Peccato che fossero gli stessi temi affrontati nella nefasta Conferenza di Monaco che precedette la Prima guerra mondiale, e che Döpfner abbia dei precedenti per alcuni commenti islamofobici in cui inneggiava al “free west”. Peccato che sia a capo di un leader globale dell’informazione, e che le parole sono importanti, soprattutto se pronunciate dal vicepresidente degli Stati Uniti d’America. Anche quando non prese alla lettera, anzi, soprattutto per il loro alto potenziale simbolico.