I partiti politici in Indonesia candidano gli influencer

Di il 27 Dicembre, 2024
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Alle elezioni dello scorso febbraio ne sono stati eletti in parlamento più di 20, anche se non hanno le competenze necessarie

Le capacità di comunicazione delle personalità famose sui social media fa comodo ai partiti politici in Indonesia, che alle ultime tornate elettorali hanno deciso di candidare diversi influencer.

Lo scorso 14 febbraio si sono tenute le elezioni presidenziali e parlamentari nel Paese, mentre il 27 novembre è stato il turno delle amministrative per nominare i governatori delle province.

All’Assemblea consultiva del popolo, il parlamento indonesiano, sono stati eletti oltre 20 influencer, il numero più alto registrato finora nel Paese. Alle amministrative, invece, si sono presentati più di 12 creator.

I partiti politici indonesiani hanno bisogno degli influencer per diverse ragioni.

In primo luogo, secondo quanto dichiarato dall’antropologo Pradipa Rasidi a Rest of the world, “lo spettacolo è un elemento essenziale e gli indonesiani ascoltano gli influencer”, che, più di altri, “sono bravi a gestire le emozioni del pubblico e a usare un linguaggio che fa sentire le persone più vicine a loro, cosa che i politici di solito non sanno fare”.

C’è poi un problema più profondo che ha a che fare con la politica del Paese. In Indonesia, scrive Rest of the World, è comune candidare celebrità per ottenere un numero maggiore di voti. Tuttavia, il fatto che sia diventato prassi segnala l’incapacità della politica di formare una nuova generazione di politici, sostengono Titi Angrraini, membro del consiglio consultivo dell’organizzazione Association for Elections and Democracy, e Hadar Nafis Gumay, direttore esecutivo dell’organizzazione Network for Democracy and Electoral Integrity.

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L’Assemblea consultiva del popolo a Giacarta. Foto Wikimedia

Oltre l’Indonesia

Secondo una ricerca dell’agenzia Cube Asia citata da Rest of the world, il fenomeno degli influencer candidati alle elezioni non riguarda soltanto l’Indonesia, ma tutto il Sud-est asiatico, dove i post pubblicati sui social media da queste celebrità sono il secondo tipo di contenuti più visti e rappresentano un terzo del tempo totale trascorso dagli utenti sulle piattaforme.

All’interno di questo contesto, l’Indonesia, con i suoi 280 milioni di abitanti, presenta le condizioni più favorevoli essendo il mercato il mercato più grande della regione del Sud-est asiatico per i social media, da Facebook e Instagram, fino a YouTube e TikTok.

La dinamica dei creator in politica mostra i suoi limiti maggiori quando queste persone vengono elette.

La loro carenza di studi ed esperienze inerenti all’ambito politico portano gli influencer a non trascorrere “abbastanza tempo a imparare e comprendere le ideologie e le posizioni del partito e a concentrarsi sull’attrarre le emozioni delle persone”, piuttosto che imparare i programmi elettorali per informare i cittadini.

Di conseguenza, sottolinea Gumay, diventa fondamentale la capacità dei partiti di monitorare l’operato degli influencer eletti a livello locale o nazionale e fornire loro indirizzo e supporto.

C’è infine una questione di costi. Stando a quanto riporta una ricerca del centro studi Westminster Foundation for Democracy, i candidati alle elezioni parlamentari dello scorso febbraio hanno speso in media cinque miliardi di rupie – vale a dire circa 315mila dollari – in campagna elettorale. Si tratta di una cifra quasi otto volte superiore allo stipendio annuo di un parlamentare indonesiano.

Diventa quindi “un concorso di popolarità che porta a un declino della qualità del dibattito democratico”, dicono i ricercatori della fondazione.

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