“I modelli di IA non sono sempre affidabili, ma diventeranno professori instancabili”

Di il 19 Aprile, 2025
Jacopo Tagliabue NYU AI foto sua
“A differenza delle fake news”, in ambito scientifico “i teoremi generati dall’intelligenza artificiale possono essere verificati automaticamente da un’altra macchina”, dice il professore di Nyu Jacopo Tagliabue

Jacopo Tagliabue è uno di quegli esperti capaci di spiegare cose difficili, che anche ai profani diventano comprensibili.

È in grado di avventurarsi in dettagli tecnici molto complicati, quando deve parlare di machine learning, ad esempio. Ma con la stessa limpida chiarezza con cui affronta i suoi studenti della New York University, ha spiegatoche cosa significa occuparsi di IA in una startup fino a portarla a un’offerta pubblica iniziale, come ha fatto con Coveo.

”I miei genitori pensavano fossi stupido perché non parlavo a un anno. Il vero genio e sregolatezza della famiglia, è mia sorella!”

Ironizza così su un percorso di studi che lo ha portato dal Santa Fe Institute al Massachusetts Institute of Technology, per poi avventurarsi nella Silicon Valley, co-fondando la “startup dei filosofi” Tooso, molto prima che l’IA diventasse argomento di dibattito.

Per restare in piedi in quella striscia di terra che è San Francisco, ha avuto bisogno di  di tre qualità che lo contraddistinguono: curiosità – “ogni cosa è interessante, se vai a fondo abbastanza”, dice citando il filosofo Richard Feynman –, senso dell’umorismo, come dimostra biografia che ha scelto per presentarsi, e una certa propensione al rischio, senza la quale il talento viene sprecato in piccole ottimizzazioni invece che grandi ambizioni”.

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Foto: Canva.

Al suo talento per la computazione, si unisce un amore spiccato per la letteratura, perché logica ed etica sono fondamentalmente la stessa cosa: un dovere verso sé stessi.

E con logica ed etica ci si dovrebbe approcciare anche all’IA.

Qual è l’aspetto dell’IA generativa che ritieni davvero rivoluzionario per le nostre vite?
Adesso i modelli hanno ancora affidabilità limitata, soprattutto in certi ambiti, ma trovo che la possibilità di interrogare un “professore instancabile” ponendo le domande più stupide senza vergognarsi sia un concetto molto potente. Io, ad esempio, faccio domande di programmazione in continuazione a ChatGpt, soprattutto sulle tecnologie che sto iniziando a conoscere.

Non mi sembrano domande stupide. Puoi fare esempi di queste tecnologie di cui parli? E ChatGpt è in grado di risponderti?
Certamente. La mia azienda sviluppa software usando principalmente due linguaggi di programmazione, Python e Golang, che è un po’ come dire inglese e spagnolo. Nella metafora, sono molto fluente in inglese e sto imparando lo spagnolo: uno dei trucchi che uso è chiedere a ChatGpt di tradurre un concetto che conosco bene da una lingua all’altra.

A proposito di traduzioni e tradimenti, qual è la tua opinione sugli impatti dell’IA nel campo dell’informazione?
Credo che l’informazione di base, che segua le regole delle 5W (Chi, cosa, dove, quando, perché, ndr), non stia particolarmente bene. Non si può sottovalutare il problema delle fake news, perché può essere disastroso a tutti i livelli societari. C’è il rischio concreto che nel giro di pochi anni video, immagini e testi online siano generati da IA, con tutte le limitazioni e i pericoli che ne derivano. Si tratta di limitazioni tecniche (per esempio, spesso i modelli hanno le cosiddette allucinazioni) ed etiche (cioè potrebbero esserci attori spregiudicati che fanno uso di questi strumenti per scopi poco nobili).

Qual è una soluzione possibile?
Sembrerà banale, ma assolutamente allenare il senso critico. Con buona pace dell’aoristo, la capacità di giudizio e revisione è la cosa più utile imparata al liceo: in un mondo in cui la conoscenza non è più una risorsa scarsa, sapere distinguere, dubitare, prioritizzare sono capacità fondamentali.

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Il Silver Center della New York University nel Greenwich Village di Manhattan. Foto: Wikimedia Commons.

Insegni alla Nyu. Trovi che l’IA stia già dipanando i suoi impatti sull’attività dei docenti e, d’altra parte, sulla risposta degli studenti?
A Nyu incoraggiamo gli studenti a usare l’IA, sarebbe d’altra parte impossibile vietarlo, ma in modo critico: non c’è niente di male a scrivere il codice per gli esercizi con un po’ di aiuto, ma è invece assolutamente scoraggiato l’uso acritico del “copia incolla”. È ancora tutto da vedere però quanto poi siano efficaci i nostri metodi per controllare il rispetto delle linee guida e il buon senso degli studenti. Io sono cresciuto imparando a memoria le capitali europee che, in effetti, è qualcosa che oggi posso chiedere a Siri e non sono sicuro sia del tutto un male. Una cosa ben diversa è però crescere senza dover anche pensare in maniera autonoma, o scrivere un saggio dall’inizio alla fine.

A parte la disinformazione, in quali altri campi pensi che l’IA generativa potrebbe creare asimmetrie di potere?
Come sempre, da grandi poteri derivano grandi responsabilità, a tutti i livelli. Come dicevo, i problemi sono già in atto: copyright, censura e disinformazione. Questioni spinose potrebbero derivare dagli oligopoli dei grandi cloud provider, data la loro scala di concentrazione di grandi mole di dati. All’estremo opposto, ci sono gli individui, anche molto diversi tra loro. Da un lato il mio studente che fa i compiti con il chatbot invece che imparare i concetti, dall’altro l’avvocato che fa analizzare un contratto all’IA. Detto questo, citerei come sempre Isaac Asimov: “Se la conoscenza può creare problemi, non è con l’ignoranza che li risolveremo”.

Se dovessi commentare l’ultima news in campo IA, quale sceglieresti? Anche qualcosa di banale come “le app che ti hanno cambiato la vita nell’ultimo mese”.
Sfortunatamente sono un utilizzatore molto noioso e uso IA generativa quasi solo quando programmo e per questo è davvero utile. Da logico mancato, trovo le ultimissime notizie su “IA alle olimpiadi di matematica” molto interessanti, perché sembrano preannunciare un mondo in cui “fare matematica” diventerà un’attività molto piu’ collaborativa:- uomo-uomo, ma anche uomo-macchina. A differenza delle fake news, infatti, la caratteristica dei teoremi generati dall’IA è che possono essere verificati automaticamente da un’altra macchina.

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Una vista aerea della Silicon Valley. Foto: Wikimedia Commons.

Sei un frequentatore abituale della Silicon Valley. Puoi dirci se ci sono start up o tools promettenti a cui guardare, in campo IA?
Assolutamente, ci sono tantissimi prodotti interessanti, anche per il consumatore medio. Anche solo limitandomi ad aziende di persone nel mio network, mi piace menzionare Runway, che fa strumenti per creativi con generazione automatica di video a partire da immagini statiche,come le foto che si animano in Harry Potter. Se andiamo su aziende più grandi, Duolingo ha lanciato un compagno virtuale per telefonate e imparare così una lingua straniera in modo più naturale. Sempre in ambito conversazionale, Character AI consente di chattare con personalità artificiali personalizzabili: cosa vorreste dire a un clone digitale di Socrate?

Fatti una domanda e datti una risposta direbbe qualcuno. Poi poni la stessa domanda a ChatGpt e confrontiamo le risposte.
Ecco il prompt: “Sono meglio i Blur o gli Oasis?”

Cosa ha risposto?
ChatGpt è democristiano come sempre. Ha scritto che dipende dai gusti, ma va vista da entrambi i lati: Blur innovazione e sperimentazione, Oasis melodie e immediatezza. Leggo: “Se preferisci musica più varia, sperimentale e raffinata, probabilmente meglio Blur. Se ami anthem rock immediati, melodici e di forte impatto emotivo e culturale, allora meglio Oasis. In sintesi, non c’è una risposta oggettiva, dipende da cosa cerchi nella musica! Tu a quale aspetto dai più importanza?”

E tu?
I Blur.

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Ludovica Taurisano è dottoranda di ricerca in Global History and Governance per la Scuola Superiore Meridionale di Napoli, con un progetto di ricerca sull’editoria popolare e l’informazione politica negli anni Sessanta e Settanta. Con una formazione in teoria e comunicazione politica, si è occupata di processi di costruzione dell’opinione pubblica; ha collaborato con l’Osservatorio sulla Democrazia e l’Osservatorio sul Futuro dell’Editoria di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Oggi è Program Manager per The European House – Ambrosetti. Scrive di politica e arti performative per Birdmen Magazine, Maremosso, Triennale Milano, il Foglio, Altre Velocità e chiunque glielo chieda. Ogni tanto fa anche cose sul palco.