Due mesi dopo la sigla dell’accordo di licenza con OpenAI, i dipendenti dell’Atlantic stanno chiedendo garanzie di protezione dei loro posti di lavoro. Quasi 60 giornalisti, tra cui importanti firme come Adam Serwer, Caitlin Flanagan, Jerusalem Demsas e George Packer, hanno firmato una lettera per chiedere alla direzione di “smettere di dare priorità ai profitti e sostenere il giornalismo dell’Atlantic”. I dipendenti della rinomata rivista vogliono che la protezione dai rischi generati dall’intelligenza artificiale sia inserita nel contratto sindacale, in fase di negoziazione dal 2022.
Preoccupazioni dei giornalisti dell’Atlantic sull’intelligenza artificiale
La lettera dei giornalisti dell’Atlantic esprime preoccupazione riguardo all’uso dell’intelligenza artificiale, sottolineando criticità come la generazione di URL incomprensibili e la deviazione dei lettori verso siti che riassumono il lavoro della rivista piuttosto che collegarli agli articoli originali.
Come noto, OpenAI, tramite in virtù dell’accordo con l’Atlantic, avrà accesso agli archivi della rivista per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale. Dall’altro lato, sebbene l’Atlantic affermi di non utilizzare l’AI per creare contenuti giornalistici, esistono preoccupazioni all’interno della redazione circa la capacità della tecnologia di gestire e manipolare il prodotto umano.
Controversie legali e richieste dei giornalisti
Attualmente, OpenAI è coinvolta in una causa legale per violazione del copyright intentata dal New York Times, una delle poche testate che ha deciso di sfidare piuttosto che collaborare con l’azienda. Come parte della sua difesa, OpenAI ha richiesto al Times di fornire note, promemoria e altro materiale giornalistico, una richiesta che i redattori dell’Atlantic considerano “incredibilmente preoccupante”.
Anna Bross, portavoce dell’Atlantic, ha dichiarato che la rivista “concorda con i principi generali” espressi dal sindacato e ha recentemente proposto un impegno a non utilizzare l’AI per pubblicare contenuti “senza revisione umana e supervisione editoriale”. Tuttavia, le preoccupazioni dei sindacati persistono perché l’azienda si è rifiutata di impegnarsi formalmente a non sostituire i dipendenti con l’intelligenza artificiale.
Protezione dei lavoratori e normative sull’AI
I giornalisti, seguendo l’esempio del sindacato degli sceneggiatori di Hollywood, cercano di proteggere i propri posti di lavoro e avere voce in capitolo sull’uso dell’AI nelle redazioni. Dopo uno sciopero di cinque mesi, gli sceneggiatori della Writers Guild of America West hanno ottenuto un contratto che concede loro come utilizzare l’AI per assistere, ma non sostituire, il loro lavoro. Anche il sindacato dei giornalisti di Lifehacker, Mashable e PCMag ha recentemente ratificato un contratto che protegge i membri dal licenziamento a causa dell’impatto che l’AI potrebbe avere e richiede negoziazioni anticipate per eventuali implementazione della tecnologia.
L’intelligenza artificiale nel settore dei media
Molti gruppi editoriali, tra cui il Washington Post, stanno esplorando l’uso dell’intelligenza artificiale per scrivere riassunti e rispondere alle domande dei lettori. Tra gli editori c’è la consapevolezza che una rivoluzione è inevitabile e che nessuno vuole restare indietro. Nick Thompson, direttore esecutivo dell’Atlantic, ha dichiarato a The Verge che, sebbene la transizione possa avere aspetti positivi e negativi, le probabilità di un impatto positivo per il giornalismo saranno maggiori se l’azienda parteciperà attivamente alla definizione dell’uso dell’AI.
I giornalisti dell’Atlantic vogliono essere parte di questo processo decisionale, assicurandosi che l’intelligenza artificiale venga implementata in modo che protegga e valorizzi il loro lavoro. “Sebbene comprendiamo che l’AI potrebbe avere un ruolo all’Atlantic,” si legge nella lettera, “è fondamentale che il nostro staff abbia voce in capitolo su come questa tecnologia influenzerà il nostro lavoro”.
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