Categoria: critica letteraria/geografia dell’anima
L’insostenibile solitudine di Praga. Di Giorgio Montefoschi, La Lettura del 16 giugno 2024
“Centro drammatico e dolente del destino occidentale”, scrive Milan Kundera nel pamphlet politico-letterario Praga, poesia che scompare (Adelphi) del 1980, e oggi di estrema attualità per motivi che sono sotto gli occhi di tutti, «Praga si allontana lentamente nelle nebbie dell’Est, cui non ha mai appartenuto».
(…) A Praga, città magica, la grande innovazione kafkiana non sta nell’aver invaso la materia narrativa con l’immaginazione, bensì nel suo contrario: «Il suo passo avanti», scrive Kundera, «consiste nell’aver immesso nel fantastico il reale». Creando «un universo autonomo dove il reale sembra fantastico e dove il fantastico smaschera il reale».
Negli anni in cui Proust e Joyce spingono all’estremo limite l’indagine introspettiva, «Basta psicologia!» esplode Kafka in una pagina del suo diario. I romanzi di Kafka e degli autori praghesi non si interrogano sulla psiche umana, ma sulle possibilità concesse all’individuo in un mondo che ormai è diventato un «trappola».
La luce, impietosa e gelida, è lì: su una situazione che può essere altamente simbolica e insieme paradossale, e sull’uomo che l’affronta. Kundera la definisce «l’ebbrezza del concreto». (…) Poiché la storia, a quanto pare, non riesce a sottrarsi alla diabolica tentazione di dimenticare e ripetersi, conosciamo e possiamo immaginare il peso di quegli anni — l’oppressione, il carcere, le delazioni, le esecuzioni, la brutalizzazione dei valori — fino alla caduta, nel 1989, del Muro di Berlino.
Possiamo anche immaginare la solitudine dei poeti, dei romanzieri, degli artisti nella città fiabesca, ornata dal barocco, attraversata dalla Moldava. In Ottantanove parole, il catalogo abbinato a Praga, poesia che scompare, sotto la voce Leggerezza, Kundera si rifà allo Scherzo, il romanzo del 1967: “Camminavo sulle pietre polverose del selciato e sentivo la pesante leggerezza del vuoto che si stendeva sulla mia vita». Quindi cita da La vita è altrove, del 1973: «A volte Jaromil faceva sogni spaventosi: sognava che doveva sollevare un oggetto molto leggero, una tazza da tè, un cucchiaino, una piuma, e che non ce la faceva, era tanto più debole quanto più leggero era l’oggetto, e soccombeva sotto la sua leggerezza” (…).
Categoria: filosofia economica
Elogio dell’egoismo, “far meglio per sé”, contro la solidarietà improduttiva. Di Alberto Mingardi, Il Foglio Quotidiano del 21 giugno 2024
(…) Non c’è nulla di più impolitico che pensare che l’interesse sia sempre cattivo. Cattivissimo è poi l’autointeresse. Il quale si fa spesso tradurre con “egoismo”. Di solito, individuale. In questo caso collettivo.
Perché se l’autonomia è la “secessione dei ricchi”, questi ultimi non sono proprietari di Ferrari o collezionisti di case di villeggiatura, quanto semplicemente chi vive in Lombardia, Veneto, Piemonte, Casalinghe, rider e operai inclusi. Costoro hanno abboccato alla promessa di servizi migliori, sempre pagati con le medesime imposte, perché a gestirli è un ente loro più prossimo. Una qualche articolazione della Regione anziché dello Stato.
Che secessione, e che ricchi. L’autonomia per cui hanno votato veneti e lombardi nel 2017 non tocca la dimensione del prelievo ma quella dell’erogazione della spesa pubblica. La Sanità è delegata alle Regioni fin dalla Costituzione del ’48 e se si guarda ai risultati in termini, ad esempio, di speranza media di vita, i risultati non sembrano poi pessimi.
(…) L’autonomia non è il migliore dei federalismi possibili. Il governo Meloni attua una possibilità nata con la riforma del Titolo V, nella legislatura del centrosinistra (1996-2001). Sarà difficile comparare l’efficienza di Regioni che chiamano a sé competenze diverse. Senza il federalismo fiscale, i famosi LEP potrebbero causare più problemi che altro. Tutto vero. Ma la riforma viene incontro a problemi che l’Italia ha non dal 2001 ma dal 1861. La “solidarietà” è il comodo travestimento di un potere fortemente accentrato.
La promessa di servizi uniformi, a diverse latitudini, è per tanti motivi storicamente fallita. E se il Veneto, con l’autonomia, impara a organizzarsi un po’ meglio, non si capisce quale sia il danno per il Molise.
L’egoismo di chi prova a far meglio per sé offre almeno un esempio da imitare e perfezionare agli altri. L’idea di uno Stato monolitico ed efficiente dalle Alpi alle Piramidi può affascinare alcuni. Però a un certo punto le idee debbono confrontarsi con i fatti. A oltre 150 anni dall’unificazione, il pil pro capite al Sud resta la metà che al Nord. Se la solidarietà ci ha condotto sin qui, val la pena di dare una chance all’egoismo.
Categoria: critica musicale
Crêuza de mä: faber delizia fuori moda. Di Jacopo Tomatis, Domenica del Sole del 16 giugno 2024
Non sarà che De André sta passando di moda? Magari è solo un’impressione, ma da qualche anno il flusso di “libri su Faber” che inondava le librerie – quasi un genere letterario a sé – sembra essere meno vivace. Gli studenti di mezza Italia che facevano la fila per chiedere tesi sul multilinguismo di Anime salve o sulle influenze letterarie nella Buona novella si rivolgono ora ad altri argomenti.
Sulle piazze estive affollate di tribute band i cantautori più “coverizzati” ora sono piuttosto Battiato, Dalla, Battisti, che riguadagnano terreno anche fra i riferimenti musicali della nuova scena italiana. De André è finito sullo sfondo? Non ci sarebbe niente di male, naturalmente. Anzi, un po’ di silenzio di riflessione potrebbe solo giovare alla memoria di un musicista che per l’ultimo quarto di secolo è stato trasformato in un santino, mitizzato e omaggiato anche oltre il buon gusto. (…)
È allora una parziale sorpresa che a un riascolto attento il Crêuza de mä del 2024 suoni decisamente meno fresco di molti suoi coetanei. I dischi di Franco Battiato o di Lucio Battisti degli stessi anni sono oggi in linea con l’imperante revival eighties che attraversa il pop globale, al punto che sembrano registrati ieri.
Crêuza de mä no: è chiaramente un disco degli anni 80, ma non di quelli alla moda. C’entra probabilmente la sua storia unica, e in fondo irripetibile. Quando comincia a lavorarci Mauro Pagani ha da poco accantonato l’esperienza con la Pfm ed è un ex rocchettaro in cerca di nuove frontiere musicali, negli anni del riflusso e della new wave.
Le trova nei dischi: migliaia di dischi di musiche bulgare, greche, arabe, mediorientali raccattati per i mercatini, oppure nei nastri registrati da Radio Tirana (che – ricordava il citato Battiato – «trasmette musiche balcaniche»). Ora a questa musica apolide manca solo una lingua franca: Pagani ci canta sopra dei fonemi arabeggianti come riempitivo, De André ci ricostruisce sopra i testi, partendo dal puro suono e lavorando di lima. Alla fine, l’idioma prescelto risulta essere il genovese, un genovese per larghi tratti arcaico o immaginario. (…)
Categoria: recensione 1/scienze
La formica di fuoco incendia la Sicilia. Di Daniele Zagaria, La Lettura del 16 giugno 2024
(…) Nel mondo di oggi, attraversato da una miriade di rotte commerciali, caratterizzato da economie interdipendenti e popolato da più di otto miliardi di Homo sapiens, è praticamente impossibile che l’azione umana non consenta a popolazioni di animali, piante, funghi e batteri di colonizzare nuovi ambienti.
Spesso si tratta di casi fortuiti, in cui il caso gioca un ruolo fondamentale, e noi ci ritroviamo a essere collaboratori inconsapevoli di specie che viaggiano nell’acqua di sentina caricata dalle petroliere o fra le merci esotiche imbarcate nella stiva di un volo transoceanico. (…) Specie aliene.
Quali sono, perché temerle e come possiamo fermarle, del professor Piero Genovesi, da qualche settimana in libreria per Laterza, è il libro che in Italia mancava su un tema così importante in campo scientifico. A dispetto del sottotitolo, non si tratta di un mero elenco di specie da temere accompagnato da una semplice ricetta per tenerle a bada.
L’autore — grande esperto in materia di specie aliene e responsabile per l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) della conservazione della fauna e del monitoraggio della biodiversità —, ha saputo sia inquadrare il fenomeno da un punto di vista storico sia metterne in luce l’importanza nel presente, senza tralasciare l’approfondimento degli aspetti più dibattuti e delle sfumature, indispensabili quando si trattano argomenti così complessi e difficili da afferrare.
Il volume tocca anche i casi italiani che negli ultimi anni hanno raggiunto una certa eco mediatica: il granchio blu, lo scoiattolo grigio, la cimice asiatica e il punteruolo rosso, un coleottero che colpisce almeno 19 specie di palme. La chiave sta nel saper prevenire l’arrivo delle specie aliene, agendo in anticipo, come fanno con successo alcuni Paesi, fra cui la Nuova Zelanda, che investe oltre sessanta milioni di euro all’anno in questo tipo di difesa. (…)
Categoria: recensione 2 /gattologia
Libri sul comodino. A cura di Riccardo Mazzoni. Gatto Magazine, maggio-giugno 2024
Hollywood cats, a cura di Carole Lombard e Greer Garson. Il volume è disponibile solo in inglese su Amazon:127 pagine 27,97 dollari. È il secondo volume di una serie dedicata ai protagonisti del mondo del cinema: dopo Hollywood Dog ora tocca ai gatti.
La collana raccoglie i materiali degli archivi della Kobal Foundation, la principale agenzia fotografica americana specializzata nella distribuzione dei materiali realizzati a partire dagli Anni Venti del Novecento dai fotografi degli Studios di Hollywood per promuovere i film e gli attori delle Major cinematografiche.
L’agenzia fondata da John Kobal, appassionato di cinema che riuscì ad acquisire i diritti delle immagini realizzate dai fotografi per le case di produzione hollywoodiane. All’epoca queste immagini, infatti, erano di proprietà delle case di produzione che le utilizzavano per pubblicizzare i film in uscita e per promuovere gli attori.
Oggi, Kobal Foundation è il più grande archivio dedicato alla storia del cinema; con tutto il materiale raccolto vengono organizzate mostre in giro per il mondo e pubblicati libri. Nel volume presentato troviamo immagini rarissime di attori del calibro di Stan Laurel o Oliver Hardy e, addirittura, del leone simbolo della MGM.
CAT-OLOGY (Cosa pensa veramente il tuo gatto)
Testi di Ruby Foster Illustrazioni di Jade Orlando, Traduzione di M. Paolocci Gremese Editore Pag. 124 – 11,90 euro.
Il volume propone un’interessante teoria: i gatti sarebbero i discendenti di un’antica razza aliena, scesa sulla Terra per dominare gli umani con la sua superiore intelligenza. Il volume, grazie a testi pervasi di ironia e accompagnati da una serie di divertenti disegni, racconta le specifiche caratteristiche dei mici. Spiega, inoltre, le ragioni per le quali i gatti siano caratterizzati da una superiorità psicofisica che li rende superiori ai cani e anche, anzi soprattutto, a noi umani.
Leggi anche: I Cinque. Gli articoli da ricordare questa settimana (8/14-06)