
Nel 2017, all’alba della prima amministrazione di Donald Trump, il Washington Post aveva lanciato il suo famoso slogan “la democrazia muore nell’oscurità”. Ora, i vertici della testata stanno cambiando la struttura della redazione per perseguire il nuovo obiettivo del quotidiano: creare “una narrazione avvincente per tutta l’America”.
La principale trasformazione nell’organizzazione riguarda la divisione del desk che segue gli Stati Uniti. Questo verrà diviso in due sezioni: una seguirà la politica e il governo, l’altra la cronaca nazionale al di fuori di Washington, scrive la Cnn.

La sede del Washington Post. Foto: Flickr.
Verso nuovi lidi
Le nuove linee guida del giornale danno la priorità ai prodotti digitali e al coinvolgimento dei lettori, con l’obiettivo di ampliare il pubblico e migliorare la difficile situazione finanziaria del Washington Post.
La testata, riporta il Wall Street Journal, ha infatti chiuso lo scorso anno in perdita di circa 100 milioni di dollari, a causa di un calo degli abbonamenti e dei ricavi pubblicitari.
Nel 2023, le perdite erano state di 77 milioni di dollari.
Per riprendersi, il quotidiano vuole diventare meno dipendente dalle notizie politiche e aumentare la copertura di altri settori.
Una strategia non lontana da quella adottata da altre testate, come il Daily Mirror, Newsweek e l’Huffington Post, che stanno dando maggiore spazio a contenuti più morbidi e originali per andare incontro alle richieste dei lettori – e migliorare la loro presenza su Google Discover, che premia questo tipo di articoli e lo scorso anno ha procurato un quarto del traffico esterno ai siti di informazione.
“Jeff (Bezos, ndr) è consapevole dei miei piani, ma sono i miei piani”, ha detto ad Axios Matt Murray, direttore del Washington Post.
Murray ha sostituito la precedente direttrice Sally Buzbee a giugno dello scorso anno e avrebbe dovuto ricoprire il ruolo ad interim fino all’arrivo al suo posto di Robert Winnett, vicedirettore del Telegraph.
Dopo la decisione di Winnett di rimanere in Inghilterra, Murray è stato confermato e, nonostante la sua posizione sia stata in bilico negli scorsi mesi, oggi sta guidando la ristrutturazione della redazione.

Foto: Flickr.
Cosa cambia (ancora)
Lo scorso 26 febbraio, Jeff Bezos, proprietario del quotidiano dal 2013, ha annunciato un altro stravolgimento nella storia recente del giornale: la sezione Opinioni del Washington Post non pubblicherà più commenti ed editoriali contrari alle “libertà personali” e al “libero mercato”.
La decisione – che ha causato la perdita di almeno altri 75mila abbonati – fa seguito alla scelta di vietare l’endorsement del giornale a Kamala Harris in occasione delle elezioni presidenziali e punta ad attrarre un pubblico più giovane e conservatore.
Murray ha fatto sapere che gli ulteriori cambiamenti in redazione seguono lo stesso obiettivo di ampliare il pubblico della testata, ma non sono direttamente collegati alla nuova linea editoriale nelle opinioni.
In una email inviata ai dipendenti, il direttore ha illustrato la nuova suddivisione della redazione.
All’interno del desk che segue gli Stati Uniti, la sezione dedicata al governo comprenderà la maggior parte dei “redattori che si occupano della scena politica e dell’amministrazione” e ingloberà “il team di economia e politiche economiche, attualmente nella sezione business”, ha scritto Murray.
L’ufficio dei team America, educazione e di cronaca nazionale si occuperanno delle notizie negli Stati Uniti, oltre la capitale.
I dipartimenti business, tecnologia, salute, scienza e clima saranno accorpati in un unico ufficio.
Uno dei cardini della nuova struttura – il cui lancio è previsto entro il 5 maggio – è l’analisi dei vari temi da un punto di vista interdisciplinare, integrando le diverse competenze dei cronisti.

Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post, nel 2018. Foto: Wikimedia Commons.
Terza redazione
Per arrivare a nuove persone e aumentare i profitti, il Washington Post rafforzerà con nuove assunzioni quella che è conosciuta come la “terza redazione” del giornale. Si tratta di WP Ventures, un progetto lanciato lo scorso giugno dall’amministratore delegato Will Lewis.
Questo dipartimento produce contenuti video, audio, newsletter e social.
Krissah Thompson, coordinatrice del progetto, ha previsto l’allocazione di maggiori risorse per consentire ai giornalisti di realizzare in autonomia i video per i social media e il lancio di nuovi format su YouTube.
Un recente esempio, proprio su YouTube, è la serie Local News International, condotta dal volto noto del Washington Post su TikTok Dave Jorgenson.
La testata produce i video di Jorgenson, mettendo a disposizione soldi e staff, ma i contenuti sono pubblicati sul profilo personale del giornalista.
Mentre si aspetta di conoscere gli effetti di questa ennesima trasformazione, prosegue l’esodo – ormai continuo da circa un anno – di molte firme di punta della testata.
Dopo David Shipley, ex caporedattore responsabile delle Opinioni che si è licenziato a causa dell’ingerenza di Bezos, l’editorialista Ruth Marcus ha preso la stessa decisione.
Marcus ha lasciato il Washington Post perché Lewis ha impedito la pubblicazione di un commento di critica verso gli stravolgimenti della proprietà proprio nella sezione Opinioni.