Il fotovoltaico fa discutere i ministri del Governo Meloni, dopo la decisione del responsabile di quello dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, di portare lunedì prossimo al consiglio dei ministri una bozza di decreto che prevede lo stop al rifacimento e/o all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici nei terreni ad uso agricolo. Per intenderci quelli a terra.
Una scelta fortemente contestata dagli industriali, che il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin sembra appoggiare, almeno a leggere la nota diffusa ieri in cui parla di una interlocuzione in corso “per trovare la migliore formulazione a tutela, da un lato, degli agricoltori e dei loro terreni agricoli, e, dall’altro, dei target di decarbonizzazione da raggiungere e gli investimenti delle imprese”.
E proprio queste, attraverso Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, alzano il coro di proteste contro una norma che rappresenterebbe, a loro avviso, una contraddizione nelle scelte di politica energetica del Paese, visto che l’Italia si è impegnata, al G7 energia di Torino, a triplicare la capacità rinnovabile installata entro il 2030, che vuol dire passare da 66 gigawatt a 198.
La preoccupazione del Ministro dell’Agricoltura tiene conto dell’allarme della Coldiretti, il cui presidente Ettore Prandini ha inviato una lettera il 16 giugno scorso alla premier Giorgia Meloni chiedendole di “salvaguardare le campagne per garantire la sovranità alimentare nazionale fermando le speculazioni ed il consumo di suolo con impianti fotovoltaici a terra che sono incompatibili con l’attività agricola”.
Preoccupazione condivisa anche dal vicepresidente della Camera dei Deputati, Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, per il quale “la scelta di inibire l’installazione di parchi fotovoltaici nelle aree agricole, prevista nella bozza di decreto legge del ministro dell’agricoltura Lollobrigida, segna l’anno zero della tutela paesaggistica e ambientale. Una scelta rivoluzionaria e di civiltà non solo nel solco dell’articolo 9 della Costituzione ma anche della sovranità e indipendenza agricola e alimentare. Quello che stiamo vedendo in tanti paesi del Lazio- nel viterbese – in Puglia, in Molise e Abruzzo e in Sardegna dimostra quanto l’ambientalismo di sinistra sia ipocrita, falso e controproducente”.
E in effetti a vedere l’impianto che Enel Green Power sta realizzando nell’area del comune di Tarquinia, in località Pian d’Arcione – impianto fotovoltaico a terra da 166 MWp su 304,3 ettari – qualche legittimo timore viene. Condiviso sia dal Comune di Tarquinia sia dalla Soprintendenza.
La giunta guidata dal sindaco Alessandro Giulivi aveva presentato l’ 8 giugno 2020 un’opposizione all’impianto a firma del settore urbanistico: “Si ritiene esprimere un parere non favorevole ai fini delle verifiche e considerazioni in materia urbanistica, in quanto che l’intervento non risulta coerente con i criteri e le finalità di gestione del territorio – si legge nel documento – Essendo individuato in zona con destinazione urbanistica agricola “E1” del PRG con riferimento, per il rispetto delle attuali misure di salvaguardia per l’adeguamento del medesimo PRG al PTPR”.
Quanto alla Soprintendenza, aveva sottolineato come “le opere, pur rientrando tra i lavori di pubblica utilità non appaino compatibili e risultano di grave danno alla compagine paesaggistica e territoriale in questione. Per via della smodata estensione e della sua articolazione”.
La Soprintendenza è poi tornata sull’argomento dopo la proposta di sottoporre a vincolo circa 20mila ettari lungo il territorio di otto comuni: Arlena di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Piansano, Tarquinia, Tessennano e Tuscania dove insistono alcuni dei più importanti progetti green.
La gita che Mediatrends ha fatto oggi nel Viterbese ci ha fatto meglio comprendere le preoccupazioni di Lollobrigida e Rampelli.