Google avrebbe aiutato Russia e Cina a censurare i contenuti anti-regime

Di il 17 Febbraio, 2025
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Secondo l'Observer, il motore di ricerca avrebbe assecondato le richieste di dittature e autoritarismi di eliminare materiale critico nei confronti del governo

Google avrebbe collaborato con dittature e autoritarismi per censurare dei contenuti contrari all’informazione di regime.

Secondo una ricerca dell’Observer, tra le varie richieste arrivate da centinaia di governi, il motore di ricerca avrebbe assecondato anche quelle di autocrazie come Russia, Cina e l’Afghanistan controllato dai talebani.

La testata, ex sorella del Guardian e ora di proprietà della società Tortoise Media, ha analizzato il Rapporto sulla trasparenza di Google, un documento che fornisce indicazioni su come, si legge, “le norme e gli interventi del governo e delle società influiscano su privacy e sicurezza dei dati nonché sull’accesso agli stessi” .

Dal 2011, la società di Mountain View ha avuto a che fare con le amministrazioni di circa 150 Paesi.

Finora, ha rimosso 5,6 milioni di contenuti in tutti gli Stati in cui opera, con le richieste di eliminazione più che raddoppiate dal 2020 in poi.

Tra gli elementi cancellati, ci sarebbero video di manifestanti anti-regime russi e cinesi su YouTube, oltre a materiali che denunciano casi di corruzione in politica.

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Foto: Canva.

Google, elimina

La società californiana, attraverso strumenti come Search, Drive, Chrome, Discover e YouTube, svolge la cruciale funzione di gatekeeping, ossia seleziona e filtra quali notizie mettere in evidenza, penalizzare o, in casi come questi, eliminare.

L’Observer ha sottolineato che il Report sulla trasparenza di Google non fornisce dati completi sulle richieste di rimozione, rendendo il processo molto più opaco.

Infatti, seppure la maggior parte delle domande riguardano violazioni di copyright, privacy e sicurezza, ce ne sono migliaia classificate come “altro”.

Dal giugno del 2020 al giugno del 2024, segnala il giornale inglese, la Russia avrebbe inviato più del 60% delle richieste totali di rimozione, attraverso l’agenzia governativa Roskomnadzor, che si occupa di controllare e censurare i media nel Paese.

Google avrebbe cancellato video di proteste contro il presidente russo Vladimir Putin e di sostegno verso il suo oppositore, Alexei Navalny – di fatto condannato a morire in carcere lo scorso febbraio, dopo essere stato avvelenato e torturato negli anni precedenti.

Il motore di ricerca, continua l’Observer, avrebbe rimosso oltre 200 video su richiesta del governo di Pechino e intensificato i rapporti con il regime talebano in Afghanistan, che, soltanto nel 2023, avrebbe contattato il motore di ricerca 19 volte, chiedendo di togliere contenuti per motivi di “privacy e sicurezza”.

È Google stessa a confermare, all’interno del suo Report sulla trasparenza, che “spesso, le richieste dei governi prendono di mira contenuti politici e di critica”.

Proprio per evidenziare la mole di richieste proveniente dagli esecutivi dei vari Paesi, continua l’azienda, “condividiamo queste informazioni e speriamo di attirare l’attenzione sulle leggi e i processi legali che influenzano l’accesso alle informazioni online”.

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La sede di Google a Mountain View, in California. Foto: Wikimedia Commons.

Senza fact-checking

Nel frattempo, il gruppo ha fatto sapere che non intende conformarsi alle nuove richieste dell’Unione Europea sul fact-checking.

L’Ue, infatti, dovrebbe includere le regole previste nel Codice di buone pratiche sulla disinformazione all’interno del Digital service act, la legge sui servizi digitali, che richiede di integrare un programma di fact-checking ai risultati di ricerca e ai video di YouTube.

Google “si ritirerà da tutti gli impegni sottoscritti nella sezione sul fact-checking del Codice prima che questo diventi un Codice di condotta all’interno del Dsa”, ha scritto Kent Walker, presidente degli affari globali dell’azienda.

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