Con una campagna più costosa e capillare, Kamala Harris sta cercando di spingere il vantaggio dei democratici al massimo. Ha investito circa 263 milioni di dollari in pubblicità tra il periodo successivo alla Convention Democratica e inizio ottobre, disponendo di oltre 2.400 membri dello staff sul campo. Tuttavia, la gara resta serrata, con Donald Trump che mantiene un saldo supporto negli stati decisivi, dove i sondaggi indicano un margine di pochi punti percentuali. Entrambi i candidati sembrano destinati a combattere fino all’ultimo voto, nonostante Harris abbia speso più risorse.
La campagna elettorale di Kamala Harris
Considerando la spesa delle campagne elettorali e dei partiti, Harris è più avanti di Trump rispetto a Hillary Clinton nello stesso periodo nel 2016, Joe Biden nel 2020, secondo uno studio del Washington Post. Secondo AdImpact, i democratici hanno speso 225 milioni di dollari in più per la pubblicità tra la fine della Convention Democratica e il 4 ottobre, quasi 1.8 volte i 294 milioni di dollari spesi dai repubblicani. La campagna di Harris ha speso inoltre 278 milioni di dollari in pubblicità su Facebook e Google, quasi tre volte il totale dei repubblicani.
“Trump ha un elettorato che richiede una grande campagna. Parte di questo è dovuto al fatto che molte delle persone di cui hanno bisogno sono elettori saltuari, che sono più difficili da raggiungere. I democratici invece hanno più elettori abitudinari”, ha detto uno stratega del team di Harris.
“Sapevamo che sarebbe stata una corsa testa a testa; quindi, abbiamo costruito una campagna di successo all’altezza di un testa a testa”, ha detto la portavoce della campagna di Harris, Lauren Hitt. “La nostra strategia ha più probabilità di successo rispetto al piano di Trump di mandare un estraneo a fare porta a porta ad un mese dalle elezioni. Gli elettori sanno distinguere tra qualcuno che cerca di guadagnarsi il loro voto e qualcuno che li dà per scontato”.
Nonostante ciò, il divario di spesa ha finora prodotto risultati limitati. Trump, infatti, gode di una posizione più favorevole nei sondaggi rispetto allo stesso periodo del 2020. Gli strateghi della campagna di Harris restano tuttavia convinti che la corsa sarà serrata, decisa da sottili margini in pochi stati chiave, e che il significativo vantaggio in termini di risorse dei democratici potrà rivelarsi determinante.
Trump e la strategia dei repubblicani
Secondo la portavoce di Trump, Karoline Leavitt, “Kamala Harris sta spendendo centinaia di milioni di dollari e sta comunque ottenendo risultati nei sondaggi peggiori contro il Presidente Trump di qualsiasi altro democratico nella storia”. Altri repubblicani vicini a Trump, invece, temono che, se i sondaggi rimanessero tali, il divario di risorse potrebbe influenzare l’esito nelle ultime settimane decisive. Questi consiglieri, infatti, hanno sollecitato la campagna a spendere di più per gli sforzi di mobilitazione elettorale. Trump ha detto ai suoi strateghi di concentrarsi non solo sul contatto diretto degli elettori, ma su un programma con 175.000 volontari che mobiliti gli elettori ad andare alle urne.
Anche Lara Trump, nuora del tycoon e co-presidente del Comitato Nazionale Repubblicano, è convinta che la campagna di Trump debba spendere di più in pubblicità digitale. Trump stesso sta tenendo raccogliere quanti più fondi possibili nell’ultimo mese prima delle elezioni.
I responsabili della campagna repubblicana tuttavia sostengono di disporre delle risorse necessarie e di aver superato i propri obiettivi di raccolta fondi, pur riconoscendo il vantaggio finanziario dei democratici. Tra i principali sostenitori repubblicani c’è il miliardario Elon Musk, che ha creato l’America PAC a favore di Trump, spendendo circa 17 milioni di dollari solo nel mese di settembre.
I repubblicani, inoltre, sono convinti che la capacità di Trump di catturare l’attenzione a titolo gratuito attraverso i media e i social network compensi le lacune della sua pubblicità a pagamento. “Se il denaro fosse il fattore decisivo per vincere nelle elezioni nazionali, Hillary Clinton sarebbe alla fine del suo secondo mandato come presidente,” ha detto James Blair, direttore politico della campagna di Trump. “Il nostro compito è trovare un modo per vincere a prescindere, e sono molto fiducioso che abbiamo il percorso e le risorse per farlo.”
Perc i collaboratori di Trump il problema della mobilitazione è di Harris: “Farebbero meglio a sperare di avere una buona organizzazione sul campo, perché hanno centina centinaia di migliaia di elettori in ogni stato chiave che non hanno votato e che non stanno ricevendo una scheda elettorale” ha detto Blair. La campagna di Harris ha dichiarato a fine settembre di avere 330 uffici e più di 2.400 membri dello staff. Hanno completato 25.000 turni di volontariato nell’ultimo fine settimana del mese, contattando oltre un milione di elettori in tre giorni e organizzando 100.000 eventi. Blair ha detto che la campagna di Trump ha più di 300 uffici “Trump Force 47” per centinaia di membri dello staff retribuiti e 30.000 volontari estremamente preparati.
I prossimi appuntamenti di Harris
A partire da oggi, la vicepresidente Kamala Harris sarà impegnata in una serie di interviste televisive. Oggi, sarà protagonista di uno speciale in prima serata su “60 Minutes” — un’intervista che Donald Trump aveva inizialmente accettato per poi ritirarsi all’ultimo momento. Martedì, Harris apparirà in diretta su “The View” di ABC, parteciperà a “The Howard Stern Show,” e concluderà la giornata con “The Late Show” di CBS. Giovedì, invece, sarà ospite di un town hall trasmesso da Univision.
Sebbene alcuni di questi talk show rientrino in un terreno favorevole per Harris, è spesso nelle conversazioni più informali che emergono le notizie più significative, come quando Harris ha detto a Oprah Winfrey: “Se qualcuno entra in casa mia, gli sparo“.
Inoltre, se è vero che l’attuale vicepresidente ha molti punti di forza, è altrettanto vero che l’intervista non è uno di questi.