Non è una novità che il mondo dei media si stia muovendo sempre più verso la disintermediazione. Un fenomeno che coinvolge il settore dell’informazione e del giornalismo, con la crisi delle figure professionali tradizionali, quali giornalisti ed editori, che ha portato a una significativa riduzione di fiducia nei confronti degli esperti in favore di figure percepite come più affidabili, come i cosiddetti “news influencer”.
I news influencer
Negli ultimi anni, gli influencer sui social media, in particolare su TikTok, stanno rivoluzionando il modo in cui i giovani consumano le notizie. La generazione più giovane, infatti, si sta allontanando sempre di più dai canali di notizie tradizionali, preferendo invece fare riferimento a personalità online che offrono notizie in modo più accessibile e coinvolgente.
Secondo un’analisi del Wall Street Journal, basata sui dati della società di ricerca CredoIQ, tra i 200 account di TikTok più virali su temi politici, un quinto è composto dai “news influencer”. Questi account hanno pubblicato circa 3.000 video diventati virali tra giugno e luglio, con oltre 700 milioni di visualizzazioni, trattando temi come il primo dibattito presidenziale sulla CNN, il tentativo di assassinio contro l’ex presidente Donald Trump e il ritiro di Biden dalla corsa elettorale. Sebbene i post virali degli account dei media tradizionali abbiano avuto una portata complessiva più ampia – con oltre 1,2 miliardi di visualizzazioni – hanno ottenuto meno contenuti virali rispetto ai news influencer.
Un esempio è l’influencer Vitus “V” Spehar, che conta una base di oltre 3 milioni di follower, rappresentando uno dei tanti influencer che superano in termini di seguito le piattaforme tradizionali come MSNBC, il New York Times e il Wall Street Journal.
Uno degli elementi chiave del successo dei news influencer è l’informalità e la rottura con la tradizione. La gente vuole “qualcuno con cui si può identificare e di cui ci si può fidare” per interpretare le notizie, ha detto Laura Manley, direttrice del Centro Shorenstein sulle Politiche Pubbliche della Harvard Kennedy School.
Si potrebbe pensare che i news influencer siano una categoria di nicchia, di poca importanza nella realtà di tutti i giorni se confrontati con i classici esperti. Ma forse ci si ricrederebbe subito al pensiero che questi creator non solo sono stati protagonisti alla Convention Democraticadi Chicago, ma hanno anche goduto di evidenti privilegi, come l’accesso diretto agli speaker dell’evento, oscurando il ruolo dei giornalisti.
Ci si può fidare dei news influencer?
Sebbene gli influencer possano sembrare più accessibili, l’assenza di standard giornalistici tradizionali solleva interrogativi sull’affidabilità delle loro notizie. A differenza delle redazioni tradizionali, dove le notizie vengono verificate in modo rigoroso, i contenuti degli influencer possono essere meno accurati e più suscettibili a errori o a parzialità. In altra parole si tratta di contenuti non sottoposti allo stesso livello di controllo.
Secondo CredoIQ, l’80% degli account dei news influencer risulta essere fortemente di parte, a differenza degli account dei media tradizionali, che tendono ad essere più neutrali. Alcuni creator, come Harry Sisson, vedono il loro lavoro come un progetto di passione o un modo per promuovere le proprie convinzioni ideologiche, mentre altri, come Spehar, guadagnano da podcast e collaborazioni con le media company.
Il futuro delle notizie
In generale, il panorama mediatico sembra destinato a continuare a evolversi con un’interazione sempre più diretta tra media tradizionali e news influencer. Secondo Samuel Woolley, professore all’Università di Pittsburgh, entrambi i mondi hanno molto da imparare l’uno dall’altro: se i media tradizionali possono beneficiare della vicinanza e dell’autenticità degli influencer, gli influencer possono invece trarre vantaggio dall’esperienza e dai processi di verifica tipici dei media tradizionali.
In un contesto in cui la fiducia nei media è ai minimi storici, sarà sempre più importante che gli utenti diventino consumatori critici, consapevoli dei punti di forza e di debolezza delle fonti che scelgono per informarsi.