Gli editori di Washington contro l’intelligenza artificiale

Di il 20 Gennaio, 2025
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Dopo il New York Times, la News Media Alliance potrebbe avviare un’azione legale per l'uso non autorizzato dei contenuti giornalistici

La lobby più influente del settore editoriale di Washington si sta preparando a fare causa contro un’importante azienda di intelligenza artificiale di cui ancora non si conosce il nome.

Il gruppo in questione è la News Media Alliance – Nma – e riunisce diversi editori, fra cui Condé Nast, Hearst e e Vox Media.

Il motivo della possibile azione legale riguarderebbe l’uso non autorizzato di contenuti editoriali per l’addestramento dei modelli di linguaggio dell’intelligenza artificiale.

Come riporta Semafor, la Nma sostiene che l’azienda di IA abbia copiato grandi quantità di testo senza alcuna licenza e non pagando le testate.

L’organizzazione sostiene che le leggi sul diritto d’autore in relazione all’intelligenza artificiale siano troppo ambigue e l’azienda interessata abbia sfruttato il lavoro giornalistico per addestrare i modelli di linguaggio senza consenso e compenso adeguato.

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Un rapporto tormentato

Questa azione legale rappresenterebbe uno dei passi più importanti intrapresi finora dagli editori contro le aziende di intelligenza artificiale.

Inoltre, le sempre più crescenti preoccupazioni verso l’uso improprio dell’intelligenza artificiale hanno rivitalizzato la Nma, spesso considerata lenta e restia a difendere i suoi membri.

Con questa azione, ha invece dimostrato di poter essere un potente strumento per le testate, permettendo loro di opporsi alle aziende tecnologiche che sfruttano il loro lavoro.

Questo procedimento, se verrà iniziato, si inserisce in un contesto più ampio di diverbi tra organizzazioni di notizie e aziende di IA, come la causa in corso del New York Times contro OpenAI per violazione del diritto d’autore.

Il New York Times è stato infatti il primo grande giornale ad avviare un’azione legale di questo genere, a differenza di altri grandi nomi come il Financial Times, che invece hanno preferito trovare compromessi con OpenAI, stringendo accordi per proficui.

Altre otto Atestate americane, controllate dal fondo Alden Global Capital, hanno seguito il New York Times nella sua causa contro OpenAI.

Questo scontro tra editori e aziende di intelligenza artificiale potrebbe segnare un precedente per stabilire nuovi criteri per l’utilizzo dei contenuti giornalistici nell’addestramento dei modelli di linguaggio dell’IA. 

Inoltre, la possibile causa di Nma rappresenterebbe un momento cruciale nel dibattito sul rapporto tra intelligenza artificiale e copyright, sollevando questioni fondamentali sull’equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti editoriali.

Tuttavia, in molti altri casi, i gruppi editoriali hanno trovato accordi remunerativi con queste società per ottenere licenze d’uso dei contenuti, allo scopo di addestrare i loro modelli.

Solo nell’ultimo anno, OpenAI – l’azienda proprietaria di ChatGpt – ha stretto collaborazioni con numerosi giornali, tra cui il Financial Times e Axios, mentre Perplexity e Meta si sono per ora limitati a siglare partnership con poche testate.

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