Esplode il trend delle saghe su TikTok

Di il 18 Luglio, 2024
Molti creator su TikTok hanno iniziato a creare saghe suddivise in più clip brevi per tenere incollati agli smartphone gli utenti e aumentare la propria visibilità sul social

Il tempo è denaro. Questo antico detto è particolarmente vero su TikTok, dove ogni secondo in più che gli spettatori trascorrono sui tuoi video può aumentare notevolmente i tuoi guadagni.

Le saghe su TikTok

Molti creator su TikTok hanno iniziato a dare vita a saghe suddivise in più clip brevi. L’obiettivo è semplice: mantenere gli utenti incollati allo schermo, spingendoli a scorrere per vedere cosa accadrà dopo. Un esempio di successo è Tareasa Johnson, conosciuta come Reesa Teesa, che a febbraio ha catturato l’attenzione di milioni di persone con la serie “Chi diavolo ho sposato?!?”. La saga, composta da oltre 50 video, svela una trama intricata di bugie e invenzioni del marito riguardanti la carriera e la famiglia.

Un format che aumenta i guadagni

Diversi influencer hanno seguito le orme di Reesa Teesa, utilizzando questo format per raccontare le proprie storie personali attraverso video frammentati in più parti. Il concetto di storytime non nasce su TikTok, bensì su YouTube, dove i video più lunghi offrono maggiori opportunità di monetizzazione grazie alla possibilità di inserire più annunci pubblicitari. Allo stesso modo, nel 2010, Wattpad ha fornito agli scrittori amatoriali una piattaforma per raccontare storie a puntate, alcune delle quali sono diventate serie TV o film, come nel caso di Anna Todd.

L’economia dell’attenzione

Con il cambiamento delle generazioni cambiano anche gli strumenti di narrazione, sempre con un occhio ai potenziali profitti. Nella cosiddetta economia dell’attenzione, ogni secondo conta. Per i creator di TikTok con i requisiti giusti e un numero minimo di follower, questo tipo di format può fare una grande differenza, aumentando sia l’engagement che i guadagni. Anche chi non è idoneo alla monetizzazione può trarre vantaggio dall’attenzione degli utenti, poiché aumenta la probabilità che l’algoritmo dia priorità ai loro contenuti.

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