Un nuovo studio internazionale condotto da Antoine Marie, ricercatore dell’École normale supérieure di Parigi, mette in luce come la polarizzazione politica sui social media sia strettamente legata alla disuguaglianza economica e alla personalità degli individui.
Secondo Marie, nei paesi con maggiori disuguaglianze economiche e meno democrazia, come Turchia e Brasile, si registrano più frequentemente comportamenti ostili online. Un fenomeno che sembra derivare dalle frustrazioni causate da contesti sociali difficili e regimi politici oppressivi.
Lo studio ha esaminato conversazioni su temi sociali di 15.000 persone in 30 paesi diversi, rilevando che coloro che mostrano comportamenti aggressivi online tendono ad avere una personalità dominante, incline a cercare di sottomettere gli altri. Un tipo di personalità sicuramente più diffusa nei contesti meno democratici e più disuguali.
Marie sottolinea che la polarizzazione non è solo riflesso della società, ma è amplificata dai social media, descritti come “specchi deformanti” che enfatizzano le identità estreme e marginalizzano i moderati. Gli algoritmi delle piattaforme, progettati per massimizzare l’engagement, favoriscono contenuti divisivi, spesso a discapito della buona fede nell’argomentazione e della coesione sociale.
Mitigare la polarizzazione
In risposta a questi fenomeni, Marie invita a una riflessione critica sulla disuguaglianza economica e sulla democratizzazione delle istituzioni politiche per mitigare la polarizzazione. Il ricercatore suggerisce che l’esposizione a varie prospettive ideologiche sui social media potrebbe promuovere una comprensione più profonda e rispettosa tra individui.
Pertanto, mentre i social media continuano a essere un campo di battaglia per il dibattito politico, Marie esorta a evitare risposte estreme, optando invece per un approccio bilanciato nella gestione della polarizzazione. Questo equilibrio, conclude Marie, potrebbe essere cruciale per un dialogo costruttivo e un futuro più armonioso online e offline.